Partiamo dai fatti, qualche giorno fa è stato pubblicato in forma anonima su un profilo Instagram un graffito (quello in foto) che riporta la scritta Antinatzionalismo, ai cui bordi vi sono le bandiere sarda e italiana che bruciano e al centro una A cerchiata.

Ovviamente non ci interessa minimamente sapere chi l’abbia fatto, anche perché se ha scelto di rimanere anonimo avrà i suoi buoni motivi, tra cui speriamo ci sia anche un po’ la vergogna e il pudore.

Da un’idiozia, che sa tanto di provocazione, forse a volte si può tirare fuori qualcosa di buono e cioè provare a condividere un paio di riflessioni.

Ciò che spicca di più è il parallelismo tra due nazionalismi diversi e contrapposti, in cui uno – quello italiano – non riconosce l’altro, e anzi storicamente lo soffoca e combatte fino a perseguitare e arrestare alcuni elementi particolarmente determinati.

In più la T posta tra la A e la Z va a sottolineare maggiormente il sentimento sardo, da sempre ad esempio disconosciuto e combattuto dai fascisti di ogni epoca e gruppo, che invece hanno sempre sventolato vessilli tricolori e parlato di una presunta nazione italiana che non è mai esistita, se non nelle violenze unioniste che però non hanno mai potuto produrre più che uno Stato, e nonostante tutto mai ci riusciranno (anche perché i non è certo solo la Sardegna a non sentirsi parte di una nazione italiana).

Per questo il sapore della provocazione risalta più della presa di posizione ideologica, anche perché se così fosse sarebbe appunto alquanto sbilenca e piuttosto ridicola.

Indubbiamente nel corso della storia la parola nazionalismo ha assunto delle accezioni tutt’altro che condivisibili, e su questo non ci piove, e crediamo che nessuno possa negarlo, allo stesso tempo le spinte liberatrici derivanti dalle questioni nazionali esprimono delle rivendicazioni crediamo molto condivisibili a chi si firma con una Acerchiata, pensiamo alla lotta – alle nostre latitudini – contro la guerra, l’occupazione militare, il militarismo, o ancora di più in nazioni dove il conflitto si muove su livelli più avanzati, le rivendicazioni sono vere e proprie lotte contro uno stato oppressore per ottenere la libertà di un popolo.

Facilmente si obbietterà sulla questione dell’interclassismo o del rischio che liberatisi di uno stato se ne crei subito uno nuovo, questioni e rischi veri, ma che trovano nelle pieghe del conflitto la possibilità invece di evolversi&risolversi in modo inaspettato.

Chi lotta contro uno stato violento e severo (pensiamo alle lotte di liberazione contro gli stati spagnolo e francese) matura delle esperienze che mettono per forza di cose in discussione alcuni dei pilastri fondanti degli stati stessi, il carcere ad esempio, la polizia.

Questo non vuol dire banalizzare le questioni nazionali elevandole a chissà quale gradino del podio delle lotte, ma neanche poter accettare silenziosamente la misera di una banalizzazione come quella del murales in questione.

Negli ultimi anni alcuni degli aspetti tipici delle forme di oppressione coloniale si sono evidenziati in modo inequivocabile in Sardegna, questo fatto ha risvegliato una coscienza nazionale genuina, che porta con se un sentimento di liberazione che raccoglie persone di tutte le età, di tutte le provenienze geografiche, di vita, culturali di orientamento e via dicendo. Calpestare questo in nome di posture ideologiche che confondono i significati che la parola nazionalismo ha assunto nella storia ci sembra un errore a dir poco clamoroso.

Visto che l’unica firma che lasciano gli esecutori del murales è una Acerchiata, firma alquanto fumosa vista la miriade di interpretazioni con cui viene portata avanti l’idea e la pratica anarchica, riportiamo un paio di posizioni da noi condivise di alcuni anarchici crediamo conosciuti.

Chissà che loro scalfiscano la miopia ideologica che soggiace all’antinatzionalismo.

gli anarchici devono dare tutto il loro sostegno, concreto per ciò che riguarda la partecipazione, teorico per ciò che riguarda le analisi e gli approfondimenti, alle lotte di liberazione nazionale, patendo dall’organizzazione autonoma dei lavoratori, impostando la contrapposizione di classe in modo corretto, cioè senza differenze nei riguardi della borghesia nazionale, programmando la costruzione federativa della società futura che dovrà sorgere dalla rivoluzione sociale.”

Ogni movimento d liberazione nazionale è quindi caratterizzato da un duplice aspetto: ha una potenzialità rivoluzionaria e un residuo anacronistico reazionario. La prima è incarnata nella capacità di lotta proletaria, il secondo nelle pretese dirigenziali della borghesia. Questo movimento è, esso stesso, il risultato di uno scontro di classe, risultato continuamente in modificazione”.

A. M. Bonanno, Sicilia: sotto sviluppo e lotta di liberazione nazionale

“Il principio della nazionalità, deve uccidere uno dopo l’altro, ovunque, i sistemi centralizzatori della burocrazia, i corpi privilegiati, gli eserciti permanenti, gli stati.”

M. Bakunin