Vento, bugie e videotape

Il 25 Luglio a Selargius si è tenuto il consiglio comunale aperto che in molti aspettavano. Il tema è scottante e riguarda le due centrali Terna che l’azienda vorrebbe costruire in agro di Selargius per una superficie di 17 Ettari con svettanti palazzi di circa 22 metri di altezza. Le centrali sono il punto di passaggio verso Terramala da cui partirà un cavo verso la Sicilia (e successivamente la Campania) e con esso l’energia accumulata da centrali eoliche dislocate in Sardegna. L’attesa era tanta, abbiamo già affrontato le reticenze del sindaco selargino e la mancanza di trasparenza su questo progetto che potrebbe essere solo l’inizio di una devastazione di un territorio come l’agro in questione, identificato da decisioni dall’alto come una zona da trasformare in una ciabatta enorme di passaggio energetico.

La partecipazione cittadina è stata molto buona. La sala consiliare era piena e la tensione palpabile, se il primo cittadino era convinto che dell’agro non importasse a nessuno di sbagliava. Insieme a tante e tanti selargini erano presenti anche svariate persone dai comitati che si oppongono all’eolico di tutta la Sardegna a dimostrazione che il tema è rovente e che l’attaccamento al proprio territorio è una realtà e non un atteggiamento folkloristico.

Il copione è il solito, il Sindaco fa i suoi saluti e lascia la parola ai tecnici di Terna. Non sono i soliti sprovveduti che hanno estratto a sorte la partecipazione a recepire insulti ma delle figure professionali che presentano l’opera con un linguaggio attento e preciso sia sulla parte progettuale che sulla parte riguardante l’iter autorizzativo. La presentazione si snoda sul progetto e sul rendering dell’aspetto delle centrali con attenzione a precisare quanto poco sia impattante sotto tutti i punti di vista e su come Terna sia stata attenta a qualsiasi vincolo sia dal punto di vista archeologico che da quello più problematico cioè l’idrogeologico. La platea resta attenta e borbottante ma quando viene ipotizzato una specie di brain storming su come tinteggiare l’esterno della centrale per renderlo appetibile e meno impattante, il borbottio del pubblico diventa rumore e iniziano le prime urla di contestazione. Di fronte all’insulto all’intelligenza non c’è ingegnere che tenga e le parole forbite si tramutano in silenzio e visi tesi. Inizia così una sequela d’interventi di pubblico e consiglieri d’opposizione che evidenziano il lavorio subdolo del primo cittadino e di come sia passato in sordina un progetto di enorme portata sia dal punto di vista delle ricadute sul singolo territorio che sul piano strategico nazionale. Il pubblico non manca d’intervenire ricordando come quest’opera significherebbe la morte dell’agro e la complicità delle istituzioni con questo scempio. Lo stesso presidente del consiglio è lo stesso che durante il suo mandato da sindaco autorizzò la costruzione della centrale Terna già presente a Selargius e rimasta la solita banale e terrificante cattedrale nel deserto. Durante gli interventi e le contestazioni emergono le bugie sia dal punto di vista procedurale in quanto evidentemente il sindaco ha lavorato con Terna al progetto e inoltre viene chiarito come il parere del consiglio comunale sia in realtà aria fritta per Terna che ha ricevuto il mandato di “uscire dal fossile” dal ministero e che il progetto può essere ostacolato solo dalla regione che per ora non si è pronunciata ma sul cui parere nessuno ripone fiducia.

Dopo tante ore e tanti interventi il sindaco Concu decide di intervenire dopo essere rimasto in platea ad ascoltare, dice lui. Si consuma così l’ennesimo teatrino in cui l’egregio chiede addirittura a Terna se ci saranno problemi di salute per i campi elettromagnetici che è un pò come chiedere al macellaio se la carne che vende è buona e ricominciano le contestazioni che si trasformano in una reazione scomposta del sindaco che insulta la platea dandogli degli asini. Le contestazioni non piacciono evidentemente, e la reazione del sindaco evidenzia la coda di paglia per aver lavorato sottobanco ad un progetto che ora è quasi al traguardo senza avvisare gli abitanti che si trovano ora con la classica patata bollente.

Il riassunto appena concluso non rende le lunghissime ore di dibattito, per chi avesse dei desideri da reality show sono comunque disponibili i video sul sito del comune.

Ora però è il momento delle riflessioni.

L’apparato istituzionale si è reso complice o pressoché inutile di fronte al progetto di Terna che ha chiarito come l’importanza della famosa transizione energetica possa superare tutto e tutti e come le barriere burocratiche che ostacolano i cittadini per qualsiasi cosa diventano mera cartaccia di fronte ai colossi del profitto.

Anche se manca ancora il parere regionale ora resta il famoso: che fare? La storia recente ha dimostrato come l’opposizione diretta sia la strada migliore contro queste grandi opere. La lotta NO RADAR in Sardegna è stato un esempio vincente di questa pratica in cui l’occupazione dei territori da parte degli abitanti ha sventato uno dei tanti attacchi alla Sardegna.

I tecnici Terna hanno detto chiaramente che queste centrali selargine reggeranno un gigawatt di energia mentre ne sono previsti decine dai progetti sull’eolico sardo, quindi cosa ci dovremo aspettare?

Forse questa curiosità è velocemente saziata da un giro negli uffici comunali sardi in cui piovono a centinaia progetti di pale eoliche e che richiederanno a loro volta centrali si smistamento e conversione.

Non è difficile sentire rimbombare la parola servitù, l’ennesima che mira ad alienare il territorio sardo a chi lo vuole sfruttare. Basi militari, industria petrolchimica e galere ci hanno insegnato che la terra ha dei limiti, anche solo di spazio, per consentire una vita quantomeno degna a chi la abita.

La lotta è l’unica via.

La prassi istituzionale è solo una tappa del lungo percorso, è ormai chiaro come nonostante la determinazione e la compattezza di alcune amministrazioni comunali come quelle del Sarcidano lo Stato e le grandi aziende possano disporre del territorio come meglio credono e come hanno sempre fatto, o quasi.

La difesa della terra assume quindi il carattere prevalente, qualcuno durante gli interventi ha detto giustamente “la terra rimane” e ora sta a noi organizzarci perché la terra resti ma che resti “nostra” cioè di chi si vive il territorio sia per lavoro o anche solo per buttare uno sguardo su un crinale libero da pale eoliche e da centrali elettriche. Rimane a noi la responsabilità di potersi guardare indietro e non avere rimpianti per aver ostacolato l’ennesima servitù che martoria la nostra isola.

Aspettarci il peggio è d’obbligo ma opporci per essere la sabbia nell’ingranaggio è quantomeno il minimo.

Una buona notizia con farci forza e su cui investire le energie che ognuno di noi può mettere è che in tutta la Sardegna stanno nascendo comitati spontanei, dal Parteolla, al Sarcidano, Gallura, Iglesiente, Sulcis, Baronie.

A questo proposito il nostro sito è completamente disponibile a supportare e diffondere notizie, informazioni e appuntamenti.

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