Riceviamo e condividiamo il resoconto di un’assemblea pubblica tenutasi a Nurallao sabato scorso sul tema della transizione energetica. Nel Sarcidano incombe in questo momento un progetto “relativamente piccolo” ma che altro non è che l’avanguardia di quella che potrebbe essere un’invasione senza precedenti della nostra isola, di pale eoliche e pannelli fotovoltaici. L’assemblea sentita e partecipata ha espresso una chiara contrarietà al progetto specifico e in generale alle speculazioni che devastano il nostro già martoriato territorio. Ringraziamo per il contributo e invitiamo i lettori a mandarcene altri o segnalarci iniziative o informazioni.

Si è tenuta, nel pomeriggio di sabato 11 marzo, un’assemblea popolare presso la sala consiliare di Nurallao in opposizione al parco eolico in località Perd’e Cuaddu, presentato a gennaio di quest’anno. L’impianto interessa direttamente i comuni di Nuragus, Nurallao, Isili e Genoni, che infatti, riunitisi come comunità montana Sarcidano-Barbagia di Seulo e dichiarata la loro contrarietà, hanno promosso l’iniziativa assieme al Comitato Sarcidano Difesa Territoriale.

Il Sarcidano è uno dei territori dell’entroterra sardo più depressi, con un fortissimo e sentitissimo calo demografico e uno sviluppo territoriale che fatica a ripartire. I paesi vivono della terra che hanno attorno: sopratutto pastorizia, ma anche orticoltura, uliveti, legumi e il ricordo di una viticoltura un tempo ricca e autoctona. Nuragus, Nurallao e Genoni in particolare sono molto uniti, affrontando lo spopolamento con progetti congiunti e spartendosi ogni paese un istituto scolastico in modo da tenere aperte le scuole e far crescere assieme i pochi figli che nascono.

La terra porta le cicatrici profonde di diverse cave, la più grossa quella di argilla di Nurallao, che dagli anni ‘80 al 2000 hanno estratto estratto estratto e lasciato assolutamente nulla dopo il loro abbandono: una “coltivazione rapina”dicono.
La scommessa di sviluppo si gioca, naturalmente, sul piano turistico, godendo la zona di aree naturalistiche importanti come l’altopiano della Giara e della zona archeologica più famosa della Sardegna, il complesso nuragico di Barumini, sentito da tutti i paesi come proprio.

È inevitabile, in un territorio dove “l’attaccamento alla terra è tale che tutti gli angoli hanno un loro nome, tramandato affettuosamente da generazioni”, che il fattore umano si scontri impietosamente con l’economia e ne nascano forti tensioni.

Nella sala c’erano 50 persone, con esponenti delle amministrazioni di Isili, di Nuragus, della vicina Escolca, ex amministratori, persone del circondario e membri del comitato: mancavano “i giovani, i pastori e qualche sindaco”. Sono seduti comodamente, e tengono tutto sotto occhio vigile, due carabinieri, di cui uno maresciallo.

La discussione viene aperta dai sindaci di Nurallao e Genoni, col sostegno dei tecnici comunali presenti: mettono subito in chiaro la loro contrarietà all’impianto di 6 pale eoliche a Pedr’e Cuaddu per la ricaduta più che nulla sul territorio, l’ennesima estrazione di profitto a discapito della strada di sviluppo che il territorio sta scegliendo, la beffa di star pagando bollette carissime. La cosa più sottolineata è che questo progetto specifico fa da apripista ad altri progetti di eolico e fotovoltaico in zona e che adesso tocca il Sarcidano, ma si inserisce in una cornice che sta impattando tutta la Sardegna, in ogni suo angolo: non può essere nell’interesse di un singolo che bisogna opporsi, ma per tutta l’isola. Così come se qualcuno, in nome di qualche migliaio di euro al mese, volesse cedere il proprio terreno per una pala, si ricordi che ci passa di mezzo il benessere dell’intera comunità.

C’è una chiara consapevolezza di essere usati come territorio per produrre energia da esportare altrove, energia di cui in loco non se ne vedranno i benefici, ma anzi; di aver accettato per troppo tempo dei ricatti coloniali che hanno distrutto la terra e trasformato il territorio in cambio di un piatto di lenticchie. Si dice più volte che il problema non sono le rinnovabili, ma la speculazione e l’imposizione che questi progetti comportano.

Sul che fare si propongono due piani.
C’è chi, avvezzo alla burocrazia, si impunta perché i sindaci presenti scrivano subito una pec alla Regione in cui dichiarano la loro contrarietà e chiedono che si faccia una legge al dettaglio per bloccare tutti i progetti che incombono, che si esprimano poi tutti i capi gruppo e si facciano pressioni sul governatore Solinas per un’altra legge che converta la produzione energetica prevista in Sardegna tutta in fotovoltaico sui tetti. Queste proposte, purtroppo, prendono più spazio del necessario a causa delle carismatiche tensioni tipiche dei paesi tra giunte del passato e quelle in carica.

C’è chi, disilluso dalle lotte per le strutture sanitarie del passato e dalla sorda macchina burocratica, invece va dritto al punto: ci vuole una mobilitazione, una grossa, che parta da qui e raggruppi tutti i comuni dell’isola. Ci vogliono atti eclatanti, come scendere a piedi dal Sarcidano a Cagliari e “circondare la Regione”. Tutto in nome di una democrazia da riprendersi, una democrazia che lo Stato sta dimostrando di non esercitare più: una mobilitazione di massa, di disobbedienza civile, che deve prendere tutte le strade che ha davanti e farsi forza. Ci vogliono “parole forti e gesti determinati”, perché la rabbia e il malessere ci sono. Non sono mancate le dichiarazioni di rabbia, come la volontà di fermare i cantieri anche a costo dell’arresto, o di non avere paura dei carabinieri e la giustizia se c’è la rabbia e siamo tutti uniti: se il progetto non lo si vuole, non lo si vuole, punto.

Si parla quindi di una manifestazione per fine mese di marzo/inizio aprile e che questa assemblea è solo il primo passo, che ci si impegnerà a tenere un piano amministrativo/legale così come a scendere alla Regione coinvolgendo tutti i comuni e che si andrà anche oltre se si dovrà.

Se il Sarcidano chiama, non potrà essere solo.
Non ci si vuole dare per vinti, davanti ai fondi sconfinati, alla superiorità tecnica, allo stato della Politica regionale e nazionale.
Sabato tirava vento di resistenza.

Sardinnia Aresti