Oggi lo Stato nelle vesti del giudice Nicole Serra si è assolto.

Nessuno stupore può nascere da questa sentenza, ennesima prova della grande finzione della cosiddetta democrazia. Lo Stato – questa volta nelle vesti dei generali del PISQ – va contro le sue stessi leggi, si denuncia – e questa volta è incarnato dal pm Fiordalisi – si processa, e poi si assolve.

Un teatrino trito e ritrito che andrebbe memorizzato bene.

I generali erano stati indagati e poi processati per omessa cautela contro gli infortuni e la sicurezza, che già a scriverlo vien da ridere, in realtà il capo d’accusa forse sarebbe dovuto essere strage o disastro ambientale o qualcosa di simile. Permettere le sperimentazioni belliche che si sono viste nel PISQ va ben oltre l’omettere qualche parametro di sicurezza, e non vi è assoluzione per le conseguenze da esse causate (forse se bonificassero tutto questi generali…).

Decine, forse centinaia di morti, migliaia di patologie e malformazioni, di questo vanno accusati i generali, ma non di fronte a un tribunale, di fronte a una lotta di una terra che non può più sopportare queste violenze.

Il pm Fiordalisi, incensato dall’opinionismo moderato di sinistra, a cui è stato perfino dedicato uno spettacolo teatrale vergognoso (non nell’interpretazione ovviamente ma nei contenuti), altro non è che lo specchietto per le allodole che si vogliono convincere che vi sia una possibilità di riformare attraverso le leggi materie come la guerra. Ecco che la lezione di oggi sia una lezione per tutti e tutte, anche quelli che già avevano capito come funzionano le cose.

Il giudice ha dichiarato che “non vi è idonea prova circa la sussistenza del fatto”, non si capisce bene di quali altre prove avrebbe avuto bisogno, purtroppo ospedali e cimiteri dei paesi di Sarrabus e Ogliastra ne sono pieni, ma se permettete un adattamento “non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere”.

E così come in tanti altri casi (ricordiamo ad esempio la vicenda di Giuseppe Casu e il dottor Turri), gli unici ad essere condannati sono quelli che hanno provato a dire le verità per strada, che hanno provato a fermare – non a denunciare – chi fa stragi in Sardegna come altrove a suon di bombe, uranio e via dicendo.

Non ci resta che mettere anche questo nel conto e nella determinazione per lottare per liberare la nostra terra.