L’11 Novembre il sonno di alcune compagne ed alcuni compagni è stato interrotto dall’arrivo dei ROS per un’inchiesta lanciata dalla procura di Perugia insieme alle procure di Cagliari, Cosenza, Cremona, Genova, Lecce, Massa, Roma, Taranto, Viterbo. L’indagine prende in considerazione la Rivista Vetriolo con attenzione verso alcuni articoli, l’accusa in questione sarebbe per istigazione a delinquere con finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico.

Si consuma così l’ennesimo attacco alla propaganda anarchica ed un processo alle intenzioni e alle idee. Negli ultimi anni sono state tante, troppe, le inchieste che hanno elargito anni di condanne e processi a compagne e compagni per diffusione di materiale di propaganda e per il timore da parte dello Stato che le parole si tramutino in azione. Scripta Manent, Scintilla e anche l’operazione Lince, qua in Sardegna, prendono in considerazione articoli, scritti di solidarietà e analisi, per creare allarmismo e isolamento intorno alle lotte, a prescindere dal compimento di azioni. La difficoltà delle istituzioni ad arginare il dissenso è palese e così cerca di attaccarlo alla base colpendo con accuse che, come nel caso dell’inchiesta Scripta Manent, si sono trasformate in condanne pesantissime.

Tornando alla nostra isola e all’inchiesta Lince sono stati incriminati articoli di solidarietà e cronaca, così come resoconti di giornate di lotta apparsi sul blog NOBORDERSARD, accuse che fanno da contorno all’accusa di associazione a delinquere con finalità di terrorismo proposte dalla procura.

Il discorso sulla propaganda ovviamente diventa unilaterale da parte dello Stato. Nell’ultimo anno abbiamo assistito ad un vero teatrino messo in piedi da giornali e canali istituzionali.

A partire dalla pandemia e dal clima di controllo che le ha fatto da scudiero la campagna di promozione delle politiche statali ha avuto un ruolo centrale nel colpevolizzare le persone per l’avanzare del virus, incentivare la delazione, schierare la polizia nelle strade con poteri di controllo emergenziali e affidando tutto questo ad una propaganda giornalistica che prosegue tutt’ora. I cortei contro il green pass diventano pericolosi assembramenti, vengono ridicolizzati e nel frattempo, in parallelo, continua la campagna di terrore contro i non vaccinati, trattati come il nemico numero uno per la fantomatica ripresa economica.

L’utilizzo della stampa come strumento funzionale alle politiche di Stato è storia vecchia, ma rimarcarne la presenza e il monopolio da parte delle istituzioni è sempre corretto per uscire da quel meccanismo di accettazione che, come nel caso dell’emergenza pandemica, ha fatto sì che fosse accettata in maniera quasi acritica.

Non da poco il ruolo di diversivo che questo tipo di propaganda svolge, spostando l’attenzione su questioni di secondo piano rispetto alle politiche concrete di devastazione dei politici di turno.

Ad esempio dare risalto alla facciata “green” dei poligoni militari con le immagini di un rally con fuoristrada elettrici sposta l’attenzione dalle esercitazioni che proseguono inesorabili in tutto il territorio sardo o sui recenti acquisti di droni israeliani kamikaze approvati nei giorni scorsi.

Ora, volendo parlare di terrore, crediamo che eserciti che si addestrano senza sosta alla guerra o droni a testata esplosiva siano una risposta chiara su cosa sia il cosiddetto terrore.

L’attacco, l’ennesimo alle forme di dissenso, è un ulteriore passo verso la costruzione di un pensiero unico da parte dello Stato. Alle compagne ed ai compagni colpiti da questa ennesima inchiesta va la nostra solidarietà, a questo ulteriore attacco alla libertà va tutta la nostra rabbia.

L.G.