Dalla pagina Fb di A’Foras ripubblichiamo questo racconto di quanto accaduto oggi sull’Ortobene, il monte alle porte di Nuoro. Purtroppo come specificano le righe seguenti la presenza dei militari in esercitazione e non, sta superando ogni limite che nel passato, anche recente, sembrava inviolabile. Se pensiamo che anche a un livello più ampio la situazione è piuttosto grave, basti pensare al general Figliuolo a capo della campagna vaccinale, non c’è da stupirsi che nella regione più militarizzata dello stato tutto stia precipitando. Lamentarsi, appigliandosi a leggi e istituzioni ci sembra piuttosto inutile, visto che difficilmente lo stato reprimerà o ridimensionerà i militari e il loro potere, come i processi di Quirra e Teulada dimostrano. Non ci rimane che agire sull’unico piano che può fare la differenza, il disturbo, l’azione diretta, l’ostilità diretta e senza mediazioni. Rendere la Sardegna il meno ospitale possibile per le mimetiche in qualsiasi modo.

Il monte è di tutti, questo in Sardegna lo sappiamo bene. In tanti, quando hanno solo qualche ora libera, raggiungono boschi e foreste per cercare funghi o semplicemente passeggiare immersi nel verde. Pensate che effetto può fare, doversi interrompere all’alt di un sergente mentre un drappello di un centinaio di uomini in mimetica risale a passo di marcia le pendici del monte, con tanto di armi. «Basta non addentrarsi nei poligoni» dirà qualcuno, ma bisognerebbe spiegarlo ai tanti cittadini nuoresi che si sono trovati davanti questa scena lo scorso 4 novembre, giornata dedicata nella liturgia italiana proprio alle forze armate, sul monte Ortobene.

Inutile dire che la reazione di tanti è stata inquieta: «Che fanno questi? Perché vanno in giro armati?». A Foras lo denuncia da tempo. Talvolta riparandosi sotto l’ombrello delle esercitazioni di protezione civile, ma sempre più spesso senza nemmeno quel minimo di pudore, le forze armate italiane da anni hanno deciso che i 35 mila ettari di occupazione e servitù militare della Sardegna non gli bastano più. Prima Bosa, con le esercitazioni sul Temo, poi il Logudoro, e ora l’Ortobene.

Senza nemmeno mettersi il cruccio di informare i cittadini. Basta una rapida scorsa all’albo pretorio del Comune di Nuoro per rendersi conto che nessuna comunicazione è stata diramata in merito a questa esercitazione fantasma.

D’altra parte a Nuoro, l’esercito ha degli interessi rilevanti. Pensiamo alla caserma di Pratosardo, costruita con milioni di fondi comunali e regionali per ottenere in cambio l’ex Artiglieria di viale Sardegna, dove si devono spendere altri milioni perché possa nascere il polo universitario.

Attraverso fonti qualificate, abbiamo appreso che l’esercito si è limitato a chiedere il via libera a Forestas ma anche dall’agenzia regionale non è arrivata alcuna comunicazione ai cittadini. Sono stati visti almeno due pullman e, appunto, un centinaio di militari armati in marcia. Il sergente che regolava il traffico era armato e ha negato la possibilità di scattare foto o immagini di quanto stava accadendo. Ai cittadini che chiedevano informazioni, sono state fornite risposte vaghe sul numero di militari presenti, sul tipo di attività in corso e sulle comunicazioni effettuate nei confronti delle autorità competenti. Non sappiamo se il Comune sia stato informato, ma non ci stupiremmo se non fosse accaduto. La prepotenza delle forze armate, legittimata dall’atteggiamento condiscendente della Regione a guida Solinas, sta crescendo parecchio negli ultimi tempi. Non si prendono la briga di trattare con i Comuni nemmeno quando devono rinnovare le servitù militari a scadenza quinquennale che, come sa chi ha proprietà nei pressi delle installazioni militari, limitano qualsiasi possibilità di sviluppo economico.

Non è possibile che militari armati invadano, senza alcuna comunicazione, aree pubbliche e frequentate. Sembra il meno, considerando che manca qualsiasi trasparenza anche sulle attività più pesanti che si svolgono all’interno dei poligoni, ma questo atteggiamento è il sintomo di una crescente prepotenza e noncuranza dei diritti di informazione e di libera fruizione della propria terra da parte delle persone.