Deppit essi ki sa justitzia no praxiri a tottus. Questo viene in mente aprendo i quotidiani locali e leggendo la notizia che qualcuno la mattina di Sabato 17 Luglio ha lanciato una molotov sul Palazzo di Giustizia di Cagliari. Effettivamente non c’è da stupirsi che ci sia chi decida di esprimere materialmente il proprio odio e disprezzo nei confronti di un palazzo in cui viene stabilito il futuro di tantissime persone.
Nel tempio della Legge, in cui la giustizia è solo un concetto nelle mani dello Stato, passano ogni giorno decine di malcapitati che vedono appiopparsi sul groppone mesi o anni di galera, misure di prevenzione e restrizioni di ogni tipo. Dovrebbero saperlo pure gli inquirenti che ora strillano all’ “attentato”, proprio loro che sono i primi ad innescare la macchina repressiva fatta di indagini, denunce e condanne. E infatti non hanno perso tempo e secondo a quanto dicono i giornali pare che un uomo, già noto per la sua avversione alle forze dell’ordine, sia stato arrestato per lo scherzetto al tribunale. A prescindere dal fatto che sia stato o meno lui l’autore del gesto è interessante notare come davanti ad atti di questo tipo le forze della repressione non perdano tempo. Nell’arresto dell’uomo c’è un messaggio ben chiaro per tutti: questi atti verranno perseguiti con ogni mezzo necessario. Perché? Perché lo Stato e le istituzioni non possono essere messi in discussione.
E così sarà finché nessuno proverà a dimostrare il contrario.

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