I quotidiani riportano di un fatto curioso nel suo genere, avvenuto al Poetto lo scorso venerdì 9 luglio.

Si parla di alcuni bagnanti che da un giorno all’altro si son visti togliere sotto gli occhi la spiaggia abituale, a causa di un allargamento di ben 12 metri concesso a uno stabilimento della Quinta fermata.

La loro reazione è stata quella di occupare senza troppi ripensamenti gli spazi tra lettini e ombrelloni, ovviamente senza pagare. Da lì pare sia nata una discussione con i proprietari dello stabilimento che hanno chiamato le forze dell’ordine.

Questo fatto, tanto raro quanto esemplare, risulta quasi banale e alla portata di tutti, ancora di più senza particolari accorgimenti e premeditazioni. E’ proprio questo che è interessante: di fronte a una spiaggia libera che arretra estate dopo estate, un Poetto rifatto per turisti o cagliaritani danarosi, tra ristoranti e hotel di lusso, c’è chi non ci sta a doversi spostare in un’altra fermata per i guadagni degli stabilimenti.

Il gesto che attira l’attenzione è proprio quello che molti vorrebbero fare quando vedono una spiaggia, che è collettiva, diventare solo di qualcuno, che guarda caso può permettersi di pagare lettino e ombrellone.

Lo stesso fenomeno avviene dappertutto e quest’anno si è sentito ancora di più grazie alle concessioni per gli stabilimenti e baretti finalizzati a una maggiore occupazione della spiaggia. Lo stesso principio che porta, in altre zone della Sardegna, a chiudere con prenotazione alcune spiagge, o mettere i parcheggi a prezzi proibitivi. In qualcuna di queste, come Punta Molentis o le cale ogliastrine, si usa la scusa della tutela ambientale, come se circa 500 posti giornalieri ( a Punta Molentis) andassero veramente a diminuire l’impatto del nostro passaggio.

Nei prossimi anni vedremo cambiare ancora il Poetto: il mese scorso è stato annunciato dallo studio Mei e Pilia Associati il progetto per un hotel extra-lusso, con cui parteciperanno alla gara per il recupero dell’ex Ospedale Marino. Ovviamente questo tipo di hotel se ci fosse, andrebbe a modificare radicalmente anche la spiaggia circostante, nonché le persone che potranno frequentarla.

Questo non è l’unico progetto a Cagliari in direzione di una svolta turistica d’elite, dopo Palazzo Doglio e le possibili modifiche pedonali tutte in funzione della sua fruibilità, nascerà in piazza Deffenu Palazzo Tirso, con ben cinque stelle.

Gli ultimi due anni hanno mostrato tutti i limiti di un economia basata sul turismo, non solo dati dalle enormi perdite dovute allo stop degli spostamenti ma anche per i danni sanitari della scorsa estate. Ora potrebbe essere interessante notare come Cagliari si sta rivolgendo anche al turismo di lusso.

Quello che accomuna varie zona della Sardegna è sempre lo stesso utilizzo del territorio a vantaggio di pochi, che di fatto causa una svendita per la comunità.

Parlare di spiagge a numero chiuso o hotel di lusso, sembrerà slegato dalla privatizzazione del Poetto che, a parte le dovute eccezioni, si pone in una fascia di costo abbastanza accessibile. In realtà rientra in un uso e consumo degli spazi naturali e della città a misura di turista, per cui anche i parcheggi costosi o gli stabilimenti vanno incontro alle necessità di comodità dei turisti e a quelle di guadagno dei Comuni o  dei privati che ci vogliono lucrare.

Il problema non è solo l’hotel di lusso, ma più in generale il tentativo di trarre profitto da qualunque spazio, impedendone l’accesso alla collettività.

Il gesto semplice e ripetibile di andare gratuitamente dove non è concesso, diventa un riappropriarsi di quegli spazi nostri che ogni giorno si assottigliano di più.

Pång ràss