“Genova 2001 – Santa Maria Capua Vetere 2020: ieri come oggi lo Stato uccide e tortura chi si ribella. Carlo vive”. Questo è il testo dello striscione apparso sul muro di porta Cristina, per ricordare che il 20 Luglio non è un giorno come gli altri. Vent’anni fa decine di migliaia di persone in piazza a Genova davano vita ad una vera e propria sommossa, scagliandosi contro la polizia e i simboli dell’oppressione, dalle banche al carcere cittadino. Vent’anni fa, in Piazza Alimonda, veniva assassinato per mano dei carabinieri Carlo Giuliani. Il giorno dopo il massacro della scuola Diaz e le torture di Bolzaneto.

Sono passati vent’anni e nulla è cambiato, lo Stato è ancora lì, con i suoi politici, i suoi amministratori e i suoi cani da guardia. E le violenze e le torture nei confronti di chi decide di alzare la testa non sono finite: c’è una continuità ben precisa tra i fatti di Genova 2001 e quelli di Santa Maria Capua Vetere 2020.

Quello striscione, nel cuore della zona turistica, non è piaciuto tanto al Comune che ci ha messo giusto qualche ora per farlo rimuovere dai suoi operai. Tant’è che anche l’addetto alle pulizie mentre rimuoveva lo striscione ha ammesso: “se scrivi cose contro lo Stato non duri tanto”, buon riassunto tra la situazione repressiva attuale e la rassegnazione nella quale in tanti sono cascati.

Nel pomeriggio un’ iniziativa in piazza ha commemorato la morte di Carlo Giuliani con delle proiezioni e una raccolta fondi per l’arrivo di una delegazione zapatista in Sardegna, ricordando che dietro allo slogan genovese “un altro mondo è possibile” c’erano tanti esempi di lotta e resistenza, tra cui quello del Chiapas.

Nel mentre in un’altra piazza della città poco distante, un gruppo di compagni e compagne si è avvicinato a contestare un banchetto dei leghisti amici di Salvini. Dopo i primi insulti ne è nata una colluttazione in cui i materiali informativi e il gazebo dei leghisti sono andati perduti, sotto gli occhi di una folla di gente incuriosita e a tratti divertita dalla cacciata di questa gentaglia razzista. In mezzo agli insulti e agli spintoni, degli interventi al megafono hanno ricordato le gravi responsabilità di chi si schiera con Salvini: dalla politica razzista e forcaiola contro gli immigrati alla difesa pubblica dei secondini che hanno torturato a S.M. Capua Vetere, passando per l’appoggio della giunta Solinas, con tutte le sue colpe in materia di sanità e contagi (Billionaire docet).

Dopo poche ore le pagine dei giornali sono state invase dal piagnisteo leghista, con tanto di video e richiesta che “i colpevoli vengano subito arrestati”. Parole molto più pesanti di quelle spese il giorno dopo, quando un assessore leghista alla “sicurezza”, ha sparato e ucciso un marocchino a Voghera. “Legittima difesa” secondo Salvini.

L’ennesima conferma (come se servisse!) che prendersela con questa  gente di merda è giusto e necessario, perché dietro alla guerra tra poveri che fomentano c’è solo il chiaro interesse di chi non vuole che vengano colpiti i privilegi di chi governa e amministra questo sistema marcio sin nelle fondamenta.

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