“Immergersi in una nuova era ritrovata
Di osservazione avanzata
Una gabbia mondiale, infallibile
Privacy e intimità come le conosciamo
Saranno un ricordo
Tra tanti da tramandare”

Death (from album “Symbolic”) – 1.000 eyes

Il 24 Novembre il sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu, sottoscrive in accordo con il Ministero dell’interno il protocollo “Mille occhi sulla città” per la città metropolitana.

L’intesa prevede la collaborazione tra gli istituti di vigilanza e le forze dell’ordine al fine di garantire una maggiore sicurezza nelle strade cittadine. Le ditte che sottoscrivono l’accordo potranno infatti intervenire con funzioni di semplice fermo in caso di reati, attendendo poi l’arrivo di polizia o carabinieri.

A sottoscrivere l’accordo sono stati tutti i più grossi istituti di vigilanza : COOP SERVICE, ALARM SYSTEM, LA NUORESE, TIGER, SICURTECNICA, MONDIALPOL E VIGILPOL i cui dipendenti ora potranno ovviare alle carenze per cui non sono potuti entrare nelle forze dell’ordine trasformandoli da vigilantes a “sbirri che non ce l’anno fatta”

Questo tipo di intesa non è una novità ma ha il suo inizio nel 2010 quando fu stilata la bozza del progetto che oltre a coinvolgere gli istituti di vigilanza, dava ai comuni i fondi per implementare le telecamere sia nel numero che a livello tecnologico dando l’avvio alla possibilità che possano essere utilizzate anche quelle a riconoscimento facciale tanto care ai film d’azione americani.

Nel 2012 la giunta Zedda siglò l’accordo per Cagliari autorizzando l’utilizzo ai fini della sicurezza sia delle telecamere del traffico sia che sui mezzi pubblici, consentendo l’eventuale identificazione di chi commette un cosiddetto reato tra le poltroncine degli autobus.

Il filo nero del controllo unisce evidentemente tutte le ali delle giunte comunali sia a destra che a sinistra

Ormai le telecamere sono una realtà quasi normalizzata, è difficile trovare un posto in cui non siano presenti ed è difficile fare una banale passeggiata senza che un occhio elettronico possa tracciare il tuo percorso. Il bene supremo della sicurezza è parallelamente diventato il motivo di tanto controllo, con buona pace della privacy degli abitanti.

La sicurezza che viene dipinta dalle istituzioni non trova però riscontro nella percezione che gli abitanti hanno delle strade e del loro vivere quotidiano. In città come Milano ormai è all’ordine del giorno la critica ad un sistema che tutela solo alcuni spazi lasciando enormi voragini della cosiddetta “sicurezza” in altri. Cagliari stessa negli utlimi anni è una città in cui l’illuminazione pubblica scarseggia nelle zone meno battute dall’intrattenimento a dimostrazione che gli interessi da tutelare sono ben altri. Implementare le telecamere e trasformare i vigilanti nei novelli Batman ha uno scopo ben preciso, salvaguardare merci e sedi istituzionali o tutte le attività che si possono permettere di avvalersi del controllo notturno lasciando gli abitanti a cuocere nel loro brodo, e se qualcosa accade ci saranno i capri espiatori di turno negli immigrati o nelle cricche di ragazzini.

Il disagio sociale è una realtà sempre più sotto gli occhi di tutte e tutti e non sarà qualche guardia in più in un pronto soccorso a nascondere i disagi della sanità o sbirri nei supermercati a far si che la gente non rubi per poter mangiare.

Quel disagio resta sempre lì e di fronte ha uno Stato che mira sempre più a reprimere anzichè a risolvere, ma diceva qualcuno “Repressione è civiltà!” e forse per lo Stato è davvero così.