Il turismo di massa fermato nei porti mediterranei

Dopo Marsiglia – di cui abbiamo scritto qualche settimana fa – ecco un’altra città che si affaccia sul mediterraneo che respinge le crociere.
Ajacciu è il più grande e importante porto della Corsica, situato a metà della costa ovest. Nei giorni scorsi i militanti di Core in fronte, hanno impedito l’attracco di un enorme crociera occupando il molo.
Le rivendicazioni portate avanti sono legate a vari ambiti.
Innanzitutto quelle ambientali, con l’avanzamento di una richiesta di indagine sull’impatto ambientale dal punto di vista marino e di inquinamento dell’aria delle crociere nel golfo di Ajacciu.
Dal punto di vista economico invece richiedono un’indagine per capire le reali ricadute economiche sulla città, basandosi sui consumi medi dei crocieristi.
Infine dal punto di vista infrastrutturale/logistico richiedono un avanzamento tecnologico del porto di Ajacciu sulla scorta di quello di Toulon, che diventerà completamente elettrico entro il 2023.

Oltre a queste rivendicazioni di taglio tecnico Core in fronte si è espresso anche per quanto riguarda la più ampia e controversa questione del turismo, che sta letteralmente distruggendo regioni molto ambite come la Corsica o la Sardegna.
La richiesta è quella di porre un limite numerico e di taglia alle crociere, per cercare di arrivare a un turismo scelto dalla popolazione e non subito.

Questi i loro slogan:
PA’ UN TURISMO DI QUALITA’! PA’ A DIFESA DI L’AMBIENTE! PA’ UN ECUNUMIA AMAISTRATA!

La diffusione di queste pratiche di lotta e di questa sensibilità, in città con caratteristiche molto simili a Cagliari, ci fa pensare che i discorsi portati avanti contro il turismo negli ultimi anni da vari gruppi siano sempre più attuali e necessari.
Non solo le città trasformate in vetrine perdono di vivibilità per i residenti, ma il complessivo fenomeno del turismo di massa sta diventando incontrollabile.
Nei giorni scorsi i sindaci di piccoli paesi costieri sardi rivendicavano la scelta di mettere sempre più spiagge a numero chiuso, come se questa potesse essere la soluzione.
Ovviamente così non è. Il numero chiuso proteggerà, magari Cala Biriola o cala Mariolu, ma accelererà la devastazione delle spiagge affianco sempre più soppalcate di turisti.

Il problema è il paradigma del turismo di massa, che spinge milioni di persone a muoversi nelle stesse settimane e negli stessi posti, piegando violentemente le economie al dio denaro che per qualche mese scorre veloce nelle casse di albergatori, ristoratori ecc che si trovano così a spremere tutto al massimo: dai dipendenti alle risorse alimentari.

In Sardegna tutto questo sta assumendo delle forme inaccettabili.

Lo spettro della disoccupazione durante i mesi invernali costringe giovani e meno giovani a lavori assurdi e massacranti, che distruggono le persone, ma erodono anche cultura, attaccamento al territorio e alternative possibili. Chi non si arrende a questo spesso si deve purtroppo arrendere all’emigrazione, ed ecco che quindi mancano poi le risorse umane per lottare contro questo sfruttamento, e per poter immaginare dei lavori diversi e una vocazione più variegata per la nostra isola.

Se non ci destiamo ora dal torpore passivo cui ci siamo abituati e a cui ci hanno relegato, ci ritroveremo fra dieci anni pieni di alberghi delle multinazionali dove i sardi saranno solo l’ultima ruota del carro, pieni di campi eolici e senza più spiagge per noi, se non a gennaio.

Lo stato italiano vede nella Sardegna una colonia da sfruttare, potrà sembrare questa un retorica agèe, ma non è così. Turismo, basi militari, cemento, eolico sono ora le vocazioni che ci impongono, dopo aver già sofferto miniere, cave, chimica e finta industrializzazione.

Consigli utili per chi ha dubbi:

  • Farsi il giro della Sardegna in quattro giorni dal 10 al 14 agosto, dormendo in campeggi e alberghi e andando a mangiare in qualche ristorantino
  • Aspettare le quattro del mattino quando molti stagionali sardi staccano per chiedergli le condizioni contrattuali, di paga e di condizioni in cui lavorano
  • Mettersi maschera e pinne e fare snorkeling per un’oretta in una spiaggia a scelta per contare i pesci che si vedono (difficilmente si arriverà a dieci)
  • Entrare all’ospedale di Iglesias e poi al Mater Olbia
  • Provare a chiedere a dei turisti italiani cosa pensano della Sardegna
  • Provare a parlare con un ristoratore sardo cosa pensa della stagione e dei suoi dipendenti