“Favorire la gestione armonica della presenza militare in Sardegna e lo sviluppo dei territori con attività di ricerca e innovazione”. Non sono parole di un generale dell’Esercito, né del Ministro della Difesa, provengono dalla bocca in un noto “sardista”, che dal 2019 guida la giunta regionale, Christian Solinas. È notizia di questi giorni il rinnovamento del contratto disciplinare d’uso, per la durata di altri 5 anni, relativo alle attività svolte all’interno del poligono del Salto di Quirra, meglio noto come PISQ. Durante un incontro a Villa Devoto il presidente della Regione e il generale di Brigata aerea Davide Marzinotto hanno confermato la piena collaborazione, con il beneplacito della giunta alle attività dell’Esercito. Su questo fronte niente di nuovo per il PISQ, che si conferma come area addestrativa all’avanguardia per quanto riguarda la sperimentazione di tecnologie militari. Droni, cyber security e test missilistici, di questo si parla in quest’ultimo accordo, con la possibilità di collaborare con aziende private e consorzi specializzati nel settore, come per esempio il DASS( Distretto AeroSpaziale Sardo), che fa capo all’Università di Cagliari.

Mentre sul confine russo-ucraino la guerra miete migliaia di vittime, nella nostra terra la NATO continua ad esercitarsi indisturbata, e guadagnandosi sempre più spazi e concessioni. Già a Maggio avevamo assistito ad un allargamento delle zone interdette per favorire l’Operazione Mare Aperto, ora a quanto pare i militari si esercitano anche d’estate, nonostante i protocolli consentano l’attività addestrativa fino al 31 Maggio. Nelle ultime settimane sopra i cieli di Decimomannu continua il via vai dei caccia militari, diretti a Capo Frasca dove continuano ad esercitarsi sganciando ordigni, come raccontato dagli abitanti del posto spaventati dal frastuono. Intanto a Teulada va in scena la buffonata del Rally, penoso spettacolo organizzato per i vertici militari e per personaggi illustri che possono permettersi di varcare quelle reti. Con tanto di buffonate a cui i giornali locali danno ampio spazio: Nico Rosberg che dichiara di donare 5000 alberi alla Sardegna mentre corre con il suo fuoristrada in una delle zone più inquinate dell’isola è  specchio dell’ipocrisia della classe dei ricchi.

Che dire della giunta regionale? La loro tzerakia non fa neanche più notizia. Felici nelle loro poltrone, avvolti nei quattro mori mentre stringono la mano a chi ci opprime e costringe alla fame, inermi davanti al collasso dell’apparato sanitario locale e complici dello smantellamento del sistema universitario, con ben 7000 studenti sardi che stanno perdendo la borsa di studio.

A quella “gestione armonica” di cui parla Solinas – che poi dovrebbe spiegarci cosa c’è di armonico nell’essere circondati dai carri armati – preferiamo quella conflittualità diffusa, quell’ostilità e quell’odio ancestrale verso l’invasore, che la nostra storia racconta e della quale non dovremo perdere memoria. Proprio in questi giorni cade un anniversario importante: nel luglio di 30 anni fa lo Stato Italiano spedì nell’isola un contingente di 4000 soldati nell’ambito dell’Operazione “Forza Paris”, con il pretesto di porre fine alla stagione dei sequestri ma con il chiaro intento di contrastare manu militari la storica resistenzialità del tessuto sociale sardo. I militari sbarcarono appunto quattro giorni dopo la conclusione del rapimento di Farouk Kassam ed invasero letteralmente la zona della Barbagia e della Baronia. Nelle settimane successive, mentre si preparava ad arrivare un secondo contingente, si verificarono numerosissimi attacchi ed intimidazioni contro i militari, anche in zone non coinvolte nell’operazione. La risposta dei sardi fu chiara e la resistentzia, spesso armata, ebbe il suo effetto: il secondo contingente non arrivò mai e il 22 Settembre i 4000 soldati furono caricati su un traghetto e rispediti in continente.

Le varie “Forza Paris”, i soprusi e le angherie che siamo costretti a subire non sono certo finite. In questi mesi si parla dell’assalto eolico, così come in passato c’è stato l’assalto minerario, l’assalto industriale, quello militare e quello turistico…Chi decide per la nostra terra non ha certo intenzione di fermarsi…E noi?