Ieri a Sant’Anna Arresi ci siamo ritrovati in quasi cinquecento persone, forse anche qualcosa in più. Una giornata bellissima, anche troppo, il sole estivo fin dalle prime ore della mattina lasciava intendere che sarebbe stata una giornata calda, almeno dal punto di vista meteorologico.

Dalle nove del mattino una ventina di persone avevano organizzato un presidio nel parcheggio della spiaggia di Porto Pino per un ultimo volantinaggio, a mezzogiorno ci si è ritrovati al concentramento.

Il corteo è partito verso le 13 in direzione del poligono attraverso la sp 195, la celere presidiava tutte le vie laterali in direzione di Porto pino per evitare deviazioni evidentemente non gradite.

Il poligono era presidiato da militari, celere e DIGOS che hanno seguito tutto attraverso la viabilità interna. Dal cielo elicottero e droni monitoravano eventuali mosse impreviste, e infine camionette e volanti precedevano di qualche decina di metri la testa del corteo.

Durante la marcia si sono alternati cori e battiture fino al secondo cancello, dove anche a causa del gran caldo si è deciso di iniziare il rientro, un po’ in anticipo rispetto al previsto. Il puntuale controllo della polizia non sembrava permettere il taglio delle reti, che come di consueto era stato dichiarato come obiettivo della giornata, possibilmente con il successivo ingresso di massa del corteo all’interno del territorio militare.

Quando ormai si era già a vista dei tetti delle case di Sant’Anna Arresi, in una zona mal difendibile dalle forze dell’ordine il corteo si è improvvisamente riversato sulle reti, mani veloci hanno fatto cadere in pochi minuti diversi metri di recinzione, i consueti fuochi d’artificio hanno celebrato l’ingresso nel poligono di diversi gruppi di persone. Come avvenuto a Capo Frasca il 19 dicembre, nel momento più importante i piloti dell’elicottero si stavano bevendo un caffè da qualche altra parte e la celere è stata lenta nel prepararsi, così il corteo ben protetto dallo striscione rinforzato di chiusura è potuto rientrare in paese e con calma sciogliersi.

Come avevamo scritto per il corteo del 19 dicembre (e poi abbiamo anche discusso nel Dibattito organizzato da Maistrali a Marzo) un corteo di diverse centinaia di persone che taglia le reti, si difende dalla polizia e riporta a casa tutti i partecipanti in un generale clima di soddisfazione è indubbiamente un buon risultato, un momento fondamentale per le lotte contro l’occupazione militare e in generale per tutte le lotte in Sardegna, ma non deve bastarci.

La giornata di ieri ha evidenziato una certa continuità su alcuni aspetti, come ad esempio il dato numerico, aggirante circa sulle 500 persone, ritrovato dopo i cortei di Capo Frasca e Decimomannu, la capacità di saper trovare in modi e posti diversi l’opportunità di tagliare le reti e entrare nelle basi, la lenta ma continua aggregazione di nuove persone e nuove generazioni, su cui comunque rimane moltissimo da fare.

Ci pare però evidente la necessità, non per forza immediata ma comunque opportuna, di dare più sostanza a questa lotta e a quelle che vi si legano nel più ampio orizzonte di liberazione della Sardegna dalle varie forme di oppressione e sfruttamento.

A partire dall’affiancare nuove pratiche di azione diretta e disturbo all’ormai storico e sdoganato – ma pur sempre efficace e entusiasmante – taglio delle reti, fino ad arrivare a una necessaria analisi che consideri ciò che sta accadendo a livello internazionale, passando per gli enormi investimenti in materia energetica e turistica. Se non si dovesse riuscire a fare questi passaggi si potrebbe rischiare di ridurre la lotta contro le basi e la guerra a uno scontro tra chi è di qua o aldilà delle reti, rischiando quasi di scadere in una dinamica campanilistica, nella quale non vediamo prospettive troppo interessanti, che invece vediamo se si riuscirà a fare di questa lotta il traino, l’esempio e la palestra per molte altre che ci attendo già da oggi stesso.

Ci sentiamo di poter confermare quanto avevamo annusato nei mesi scorsi, e cioè che definitivamente si può considerare aperta una nuova stagione dell’ormai semi secolare lotta contro l’occupazione della Sardegna, che tra l’altro in questi mesi di guerra risulta più importante che mai, anche nel dare un’indicazione di pratiche e posizionamento a un’opinione pubblica schiacciata esclusivamente fra posizioni di interesse politico e economico.

Seppur con i suoi limiti per noi la lotta è sempre la risposta giusta, per questo pensiamo che in ogni caso ieri sia stata una giornata importante, perché abbiamo sentito che nessuno ha intenzione di fermarsi e perché le lotte in Sardegna hanno di nuovo risposto PRESENTE!

Piccola nota a margine, ma non marginale.

Ieri durante il corteo, grazie all’acume di alcuni manifestanti è stato notato, scoperto e allontanato un infiltrato della questura che stava comunicando al telefono e forse registrando attraverso qualcosa (che non abbiamo visto ma di cui abbiamo il sospetto) nello zaino.

E’ la prima volta che si ha l’assoluta certezza di questo fatto e per questo ci sembra importante condividerlo.