E’ notizia di stamattina che Alfredo Cospito è stato trasferito presso il carcere di Bancali a Sassari.

Alfredo è un prigioniero anarchico recluso ormai dal settembre 2012, in particolare per aver sparato alle gambe di Roberto Adinolfi – amministratore delegato di Ansaldo Nucleare – nel maggio 2012, insieme al suo complice Nicola Gai.

Alfredo per questo fu condannato a 9 anni e 5 mesi, successivamente nel processo Scripta manent è stato condannato ad altri 20 di carcere.

Il 5 maggio è stato notificato ad Alfredo il passaggio al 41 bis.

Il 41 bis è un regime penitenziario particolarmente afflittivo, che prevede, onde impedire ogni forma di comunicazione, l’isolamento, l’assenza di socialità e di ogni attività interna, il silenzio, la censura della corrispondenza, un’ora di colloquio mensile col vetro divisorio e il “citofono”, quindi la registrazione del colloquio stesso, 10 minuti di telefonate al mese con un familiare autorizzato costretto a telefonare dall’interno di una caserma dei carabinieri. Ai reclusi è fatto divieto di ricevere giornali e libri, preventivamente la gran parte della corrispondenza viene bloccata a causa dei suoi contenuti, inoltre, non è possibile acquistare giornali e vi è una forte limitazione nella disponibilità di oggetti all’interno della cella (libri, vestiti, cibo, carta e penna contingentati).

Il 41bis fu istituito dallo Stato italiano all’inizio degli anni ‘90 per provare a stroncare la resistenza di alcuni prigionieri delle organizzazioni criminali di stampo mafioso al collaborare con la giustizia.

Nei decenni lentamente è stato ulteriormente indurito e utilizzato anche per altri tipi di prigionieri come quelli rivoluzionari, come accadde nel 2006 a quattro appartenenti alle Brigate Rosse, una delle quali si suicidò.

Contro il 41bis sono state fatte molte campagne di lotta, l’assimilazione di questo regime alla tortura vera e propria è riconosciuto da un fronte d’opinione molto vasto, ma questo non ha mai scalfito lo Stato italiano che ne fa uno strumento di annientamento e dissuasione.

In Sardegna ci sono diverse carceri con la sezione dedicata al 41bis, Bancali è una di queste ed ecco così spiegato questo trasferimento, ma non solo.

Trasferire un prigioniero italiano in Sardegna vuol dire infliggere un’ulteriore condanna, e cioè quella della distanza da casa e dagli avvocati, un’ulteriore complicazione per le poche comunicazioni all’esterno che gli sono concesse e una notevole fatica e spesa per chi fa i colloqui.

A questo si aggiunge lo storico ruolo della Sardegna di Cayenna dello Stato italiano, cioè di isola galera per i prigionieri più scomodi, di cui l’esempio storico più lampante è stato il carcere dell’Asinara, ma ora lo sono quello di Massama e quelli di Nuoro e Sassari.

Portare solidarietà a Alfredo vuol dire essere dalla parte dei rivoluzionari che non hanno mai piegato la testa o sono venuti a patti con lo stato, lottare contro il carcere e il 41 bis e l’uso della Sardegna come grande galera dello stato italiano.

Nei prossimi tempi verranno organizzate varie iniziative di solidarietà, Maistrali si impegna a pubblicizzarle e diffonderle. Partecipiamo numerosi.