A metà giugno, a Rovato, un sedicenne è finito in codice rosso perchè è caduto da 5 metri di altezza dopo che il braccio meccanico su cui lavorava durante l’alternanza scuola-lavoro è stato urtato, secondo le prime testimonianze raccolte, da un altro veicolo. A due settimane di distanza, si può affermare che al di là di qualche timido e confuso dibattito, l’opinione pubblica non sia stata di certo squassata dalla notizia. In tempi in cui la classe media socialdemocratica continua la sua guerra dichiarata all’assistenzialismo del reddito di cittadinanza, ovvero ai poveri, manovrata da una cultura liberista del lavoro sempre più strutturale e velenosa (perchè inconsapevole e, difatti, invisibile), l’evanescenza di questa piccola storia ignobile non deve affatto sorprenderci. I giornali riportano senza avvertire turbamento che l’incidente è avvenuto mentre lavorava. La storia, dopo un XX secolo di vivaci rivendicazioni culturari, sociali, politiche e sindacali, ci mostra di aver compiuto il suo giro, e in questi nuovi Anni Venti -che, ne siamo certi, se non fosse per un piccolo ostacolo pandemico, sarebbero votati a un liberale ottimismo dettato dal gioioso e inarrestabile progresso- rigurgita incomprensibilmente un novello Rosso Malpelo dalle proprie viscere. Sarà forse che nessuno si ricorda più di presentare il conto ai carnefici, quando se li trova di fronte, perchè non riesce più a scorgerne la natura di carnefici?
Il capitalismo si sa, si vaccina sempre per tempo, divorando le proprie contraddizioni e restituendoci le sue feci profumate e tutte con lo stesso sapore, proprio come le patatine del Mcdonald’s. Ci ha fatto dimenticare come riconoscere i carnefici, che non si lavora quando si va a scuola, che non si lavora a 16 anni, che non si lavora gratis.
Alcuni di noi, però, sanno ancora riconoscere i carnefici, perchè ogni vaccino diventa datato quando il virus trova una nuova variante.
Il nostro compito è diffondere rapidamente la nuova variante, prima che un nuovo vaccino ci spazzi via.

Korov’ev