È il 6 Aprile 2020 e nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, si trovano dei detenuti che il giorno precedente hanno protestato per le condizioni in cui si trovavano dopo la scoperta di un caso Covid-19 all’interno delle mura, decidendo per alcune ore di non rientrare nelle proprie celle e chiedendo mascherine e igienizzanti.Per questa protesta i detenuti sono stati costretti a subire delle vere e proprie torture e umiliazioni, come ispezioni anali, rasatura forzata di barba e capelli, “corridoi umani” di percosse e manganellate infinite, urine addosso. Queste sono solo alcune delle violenze, non risparmiate neanche ad un detenuto in sedia a rotelle.Le guardie hanno organizzato tra di loro una vera e propria spedizione punitiva.La storia di questa mattanza nel carcere di Santa Maria Capua Vetere è uscita fuori, oltre che per le intercettazioni e le riprese delle telecamere di videosorveglianza del carcere, soprattutto per il coraggio di alcuni detenuti che hanno deciso di denunciare queste torture.Nonostante gli fosse stato vietato ogni tipo di colloquio e corrispondenza con l’esterno (tentativi delle guardie di nascondere quanto accaduto, insieme ad una sequela infinita di tentati depistaggi delle prove e negazione di cure mediche), alcuni prigionieri son riusciti a comunicare tutto ai propri parenti. E proprio questi ultimi hanno subito portato sostegno e rabbia fuori dalle mura il 9 di Aprile, richiamando finalmente l’attenzione su quanto non stava venendo detto.I video raccontano esattamente come è la vita dei detenuti all’interno delle carceri, fatta di abusi, minacce e sottomissioni. Da detenuto devi stare zitto e buono, subire ogni ingiustizia del sistema carcerario e non, per non rischiare ritorsioni da parte delle guardie e dell’amministrazione.Queste non sono 52 mele marce, come ci vogliono far credere ogni qualvolta che escono fuori degli abusi, questa è la polizia penitenziaria, questo è il sistema carcerario, questo è lo Stato.Questi video sono lo specchio della società in cui viviamo. E nonostante i video siano chiari, crudi e parlano da soli, ci sono persone, da Salvini fino alla CGIL, che dichiarano apertamente di stare dalla parte delle guardie giustificando e minimizzando l’accaduto.I motivi che possono spingere i detenuti a fare una protesta sono tantissimi, e con la campagna Nishunu Est Solu cerchiamo sempre di farli venire a galla, per evidenziare come il sistema carcerario è da sempre schifoso, vergognoso e abusante.Gli abusi succedono in ogni carcere, compreso quello di Uta, dove violenze fisiche e psicologiche sono all’ordine giorno. Purtroppo non mancano mai neanche i suicidi, che il più delle volte non si riesce a chiarire, non portando alla luce i responsabili, anche se noi sappiamo certamente chi sono.Per questi e per altri tanti motivi è nata la campagna Nishunu est solu, per rompere quel muro di silenzio che fa si che le torture passino inosservate, per far coagulare la rabbia e costruire insieme solidarietà e lotte contro il carcere e chi lo sostiene.