Nella serata di venerdì 18 Giugno un gruppo di persone si è presentato alla Lidl di viale Marconi, a Cagliari, verso l’orario di chiusura. Non per fare la spesa, ma per rompere l’indifferenza di una normale giornata di acquisti e ricordare ai clienti il gravissimo episodio verificatosi la mattina davanti ai magazzini Lidl di Biandrate (Novara). Durante un picchetto un tir, guidato da un crumiro, ha forzato il blocco degli operai in sciopero, uccidendo Adil Belakhdim, coordinatore del SI Cobas di Novara.

Circa una decina di persone sono entrate all’interno del supermercato per ribadire ai clienti che dietro alla politica dei prezzi di questi grandi discount si nasconde una realtà di sfruttamento, nel mentre una altra quindicina di persone ha colorato il piazzale della Lidl con fumogeni e scritte sui muri, dietro lo striscione “dalla parte di chi lotta”.

Anche un piccolo gesto di solidarietà davanti a episodi di questo tipo è doverosa, nonostante il fatto sia avvenuto molto lontano da noi. Così come non si può non ricordare chi sono i responsabili: prima di tutto i dirigenti del magazzino che da dentro hanno alzato la sbarra d’accesso, permettendo di forzare il cordone di lavoratori, passando per la complicità della polizia.

Purtroppo quest’ultimo non è un fatto isolato, ma il prevedibile epilogo di una serie di violenze ai danni degli scioperanti che hanno visto nelle ultime settimane dei fatti gravissimi tra i quali i pestaggi alla sede FedEx TNT di Piacenza e nella sede Texprint di Prato. Riguardo alla prima parliamo di un attacco ad opera di sicari del padrone che hanno mandato in coma un lavoratore, nell’altra pugni e mattonate in faccia da parte del direttore e alcuni soci.

La morte di Adil, coordinatore del SiCobas Novara, è avvenuta durante la giornata nazionale di mobilitazione della logistica contro lo squadrismo padronale e il contratto nazionale di lavoro firmato dai sindacati confederali.

Troviamo quanto meno sintomatici gli attacchi che sta subendo l’unico sindacato italiano che ancora lotta e resiste contro lo sfruttamento e i licenziamenti dei lavoratori, in un momento di generale impoverimento e perdita delle basilari garanzie lavorative. Ancora più importante è notare l’arricchimento vertiginoso dei proprietari di aziende quali la FedEx, che in questi ultimi due anni hanno fatto gli affari d’oro sfruttando l’aumento degli ordini e della spesa on-line. Chiunque provi a opporsi ai loro sporchi profitti viene represso duramente, che sia dalla polizia o dai crumiri e questo clima mostra quale tipo di ripresa economica si prospetta nei prossimi anni.

Meno tutele, meno garanzie e più sfruttamento, ovviamente con l’assenso dei sindacati confederati che dal Jobs Act in poi mostrano senza più vergogna il loro volto di servi. Come se non bastasse, per riportare l’attenzione pubblica sullo sfruttamento vissuto dai lavoratori di queste fabbriche, è stata necessaria la morte di una 22enne. Schiacciata da un orditoio a cui era stato manomesso il quadro elettronico di sicurezza per aumentarne la produttività, si trovava a dover lavorare di fronte a uno strumento per cui non era stata qualificata in quanto assunta da pochi giorni. Quando succedono queste tragedie, sui giornali rimbalza il pianto di coccodrillo del padrone di turno, la tiritera della fatalità.

Non pensiamo che la giustizia dei tribunali potrà ripagare la perdita immensa della famiglia e dei compagni di Adil, ma che solo continuando a lottare si avrà giustizia e vendetta per questo scempio.

I lavoratori del SiCobas con la loro tenacia e ostinazione stanno mostrando a cosa può arrivare la lotta di classe, la manifestazione nazionale di sabato 19 a Roma è stato solo un piccolo assaggio.

Qui il comunicato ufficiale dei SiCobas: http://sicobas.org/2021/06/18/comunicato-non-e-stato-un-incidente-adil-e-stato-ammazzato-in-nome-del-profitti/

ADIL VIVE NELLA LOTTA!