Pubblichiamo qui di seguito un contributo inviatoci da un nostro lettore.

«Qualche giorno fa stavo tornando a casa oltre l’orario del coprifuoco, dato che mi dovevo muovere all’interno del mio quartiere e che la distanza da percorrere era ridotta, stavo correndo, sperando di non beccare sbirri, cercando così di evitare la multa da 400 euro.

Ad un certo punto dal nulla noto una macchina con i fari spenti che mi affianca, in quel momento non capisco che si tratta di una volante ma visto l’orario e il fatto che mancavano pochissimi metri a casa mia decido di non controllare, e mi metto a correre verso il portone.

In quell’istante la volante accelera e una volta raggiunto i due poliziotti mi fermano buttandomi a terra immobilizzandomi con il ginocchio sullo sterno, sbraitando.

Nel momento in cui dei vicini si sono affacciati a vedere la scena gli sbirri si sono calmati, probabilmente prima erano sicuri di non essere visti da nessuno. In quel frangente hanno cercato più volte di separarmi dal telefono, successivamente si sono staccati e a quel punto ho notato qualcosa che prima non mi era saltata all’occhio: nessuno di loro portava la mascherina, tanto meno i rinforzi sopraggiunti.

A niente è servito dire che ero arrivato presso la mia abitazione e che il tratto percorso fuori orario era brevissimo, dopo varie perquisizioni e accuse inventate mi hanno promesso che mi sarebbe arrivata la multa a casa.

Quello che mi è rimasto impresso, mentre ero steso in terra immobilizzato, era lo sguardo e gli occhi dello sbirro che premeva il suo ginocchio sul mio sterno. Aveva una quantità di adrenalina talmente sproporzionata alla situazione che sono rimasto spiazzato, non sapevo cosa dire.

In quel momento ero da solo e loro erano in 4 e quando i vicini si sono affacciati per le urla degli sbirri, e sottolineo per le urla non per le luci perché in tutto questo i lampeggianti e i fari della volante sono rimasti sempre spenti per non farsi notare, ho tirato un bel respiro di sollievo.

Si sentivano addosso una veste di impunità e di potere praticamente illimitata, non gli interessava nient’altro che trovare qualcuno fuori orario, sembravano usciti a “cacciare” e infatti è così che ti senti durante un fermo di questo tipo: una preda che ha avuto la sfiga di capitargli nelle mani e che deve solo sperare che il tutto passi veloce e indolore.»

Ad un anno dall’inizio della pandemia, con il confermarsi delle misure anti-contagio, si può dire che è inevitabilmente mutato il modo di rapportarsi alla presenza delle guardie in giro per le strade. Oramai basta davvero poco per essere dei fuorilegge: guai a chi passeggia dopo le 22 o a chi non porta sempre con sé una mascherina!!

Allo stesso tempo poliziotti e carabinieri si sentono sempre più spavaldi nel loro mestiere di cercatori di furfanti, sopratutto ora che sono stati eletti a difesa della Pubblica Sanità (anche se per loro l’utilizzo della mascherina è evidentemente arbitrario).

La misura del coprifuoco è forse la più stringente e costrittiva se pensiamo alla vita quotidiana che conducevamo prima della pandemia, ed è anche quella a cui è più difficile sfuggire: dopo le 22 le strade diventano velocemente dei deserti e serve una giusta dose di furbizia per sfuggire ai controlli. A cosa serva questa misura poi ce lo devono ancora spiegare, dal momento che il virus non è più contagioso di notte.

Se è condivisibile il detto che lo “Stato vuole testare la ginnastica d’obbedienza della popolazione” diventa sempre più urgente la necessità di una pratica di disobbedienza collettiva. Da qualcosa si dovrà pur iniziare.