Un nuovo fermento sembra delinearsi all’interno dell’Università di Cagliari, in seguito all’aggravarsi della situazione relativa alle borse di studio e ai posti alloggio.

Per farla in breve i fatti sono questi: la giunta regionale, e in primis il presidente Christian Solinas,   a marzo 2022 non ha eletto il consiglio d’amministrazione dell’Ersu (Ente regionale per il diritto allo studio universitario), motivo per i quale i servizi dell’ente non possono essere erogati. Che in termini concreti significa 7000 persone senza borsa di studio. In più si aggiunge la questione dei posti alloggio: l’Università ha comunicato che da settembre gli studentati di via Trentino e di via Biasi (oltre il 60% dei posti disponibili) rimarranno chiusi per lavori di ristrutturazione. Nessuna novità invece riguardo l’apertura del nuovo studentato di viale La Playa.

Già da qualche mese gli studenti sono mobilitati rispetto a questo tema ma ora che settembre si avvicina la necessità di risposte dai vertici universitari si fa più stringente. Lunedì 27 in serata un assemblea si è riunita nel cortile dello studentato di via Trentino e più di un centinaio di persone hanno approvato una lettera comune da presentare al rettore dell’Università, per pretendere che si esprima pubblicamente sui gravissimi fatti e che si impegni per organizzare un incontro tra studenti, università e giunta regionale. In assemblea ci si da appuntamento al mattino successivo, con l’intento di occupare il rettorato e presentare la lettera al rettore Francesco Mola.

La mattina seguente un gruppo di una quarantina di studenti si dirige verso il rettorato di via Università ma si trova la strada sbarrata dalla polizia in tenuta antisommossa.

La situazione è strana, qualcuno si domanda come abbiano fatto a scoprire del “blitz”, qualcun altro non si spiega una disposizione così muscolare di polizia. Una folta presenza di Digos e di alcune macchine di lusso con la sirena blu sul tettuccio alimentano i sospetti a cui presto ci si da risposta: all’interno del rettorato c’è qualcuno di importante. Nello specifico era prevista una visita dell’ambasciatore israeliano in Italia Dror Eydar, a consolidare un rapporto che oramai dura da anni tra l’ateneo cagliaritano e lo Stato d’Israele. Finita la messinscena, portato via il rappresentate di uno degli Stati più assassini del pianeta, anche i reparti antisommossa hanno smobilitato, permettendo agli studenti di raggiungere il rettorato, dal quale poco dopo è sceso il rettore.

Abbiamo deciso di ripubblicare la lettera degli studenti perché, ci sembra offra dei buoni spunti di riflessione sulla realtà universitaria e anche su alcuni dei problemi della nostra terra.

Se da un lato la rappresentanza studentesca risulta oramai anacronistica, così come lo è la rappresentanza politica in generale, dall’altra ci sembra che i gruppi autorganizzati non riescano a mobilitare numeri o a mettere in campo delle pratiche capaci di far valere un rapporto di forza favorevole. I problemi a cui ci si trova davanti non sono però problemi da poco: da una parte l’ennesimo duro colpo (uno degli ultimi di questo passo) ad un sistema sempre più elitario che punta all’esclusione di chi non può permetterselo, dall’altra un incentivo all’emigrazione, che in questo momento risulta uno dei problemi più grossi per la terra sarda. In un luogo in cui il tasso di spopolamento sta toccando picchi preoccupanti, con il tasso di disoccupazione più alto nello Stato italiano, che cos’è questo attacco al diritto universitario se non una maniera per far fuggire i  giovani sardi? Da questo punto di vista non deve stupire che uno dei principali artefici sia proprio Solinas, lui e la sua compagnia sono tra i principali nemici della nostra terra, servi dello Stato coloniale e buoni ad usare il sardismo solo per ripulirsi la coscienza.

Il problema che si presenta oggi all’università non è un problema che riguarda esclusivamente gli studenti, ma tutti coloro che hanno a cuore questa terra e il suo futuro. Dal canto loro gli studenti dovrebbero forse porsi il problema di come rendere questo problema chiaro a tutti – studenti e non -, d’altra parte chi dice di voler lottare per la “Sardinnia Libera” dovrebbe porsi il problema di come contribuire a questa rivendicazione.

Auspichiamo quindi a una crescita di proposte e pratiche da parte del mondo universitario, che merita tutto l’appoggio possibile, ma anche un approfondirsi dei ragionamenti riguardo ciò che significa essere universitari oggi. Non possiamo non tenere in considerazione che con il tempo, con notevoli accelerate nell’ultimo decennio, lo studente è divenuto un soggetto economico, una figura da cui estrarre profitto e da preparare al mondo del lavoro. Al tempo stesso la struttura universitaria è divenuta sempre più simile ad una azienda, che stringe accordi con ditte private e che si adatta alle necessità di mercato. Anche gli accordi con Israele, così come i consorzi con le ditte impegnate in ambito militare, oppure il progressivo smantellamento delle facoltà umanistiche a discapito di quelle tecnico-scientifiche, sono tutti esempi dell’aziendalizzazione dell’Università. Azienda a cui fa capo, e non bisogna dimenticarselo, proprio il Retore, pagato fior fior di quattrini per tenerne le redini.

La privatizzazione degli atenei e le connessioni sempre più strette con il mercato del lavoro impongono un cambiamento delle rivendicazioni tradizionali delle lotte studentesche, ma offrono anche molte nuove pratiche possibili.      

In ogni caso il diritto a poter studiare e a farlo qua, senza emigrare, lo si conquista solo con la lotta.

Riportiamo la lettera presentata agli studenti al Rettore Mola.

LETTERA DEGLI STUDENTI E DELLE STUDENTESSE

AL RETTORE DELL’UNIVERSITÀ DI CAGLIARI

PREMESSA

Di seguito sono riportati i fatti che ci hanno spinto oggi ad occupare il Rettorato. Pensiamo e speriamo che questa situazione non le giunga nuova.

Dal maggio del 2020 gli studenti borsisti, e in particolare quelli delle case dello studente, hanno avviato una protesta che denuncia l’inesorabile erosione del Diritto allo Studio Universitario, non solo come fenomeno di malagestione, ma in quanto tendenza politica strutturale all’interno dell’Accademia.

L’ERSU e la Regione sono sempre stati gli unici sotto accusa da parte degli studenti e di parte dell’opinione pubblica, ma è sempre stato assordante il silenzio dell’Università sulla vicenda.

UNA TRAGEDIA ANNUNCIATA

Attualmente, l’ERSU Cagliari è completamente allo sbando: non è stato approvato il bilancio definitivo e di conseguenza non esiste nessuna certezza circa l’uscita del prossimo bando di concorso, per borse e alloggi, che garantisce ogni anno il proseguimento degli studi a più di 7000 studenti dell’Ateneo. Il motivo di questo gravissimo ritardo è legato alle (non) scelte politiche del Presidente della Giunta Regionale Christian Solinas che, dopo aver arbitrariamente deciso di mantenere l’ERSU sotto commissariamento per ben 18 mesi (nonostante si fossero svolte regolarmente le elezioni universitarie nel novembre 2020 per la nomina del rappresentante degli studenti e del rappresentante dei professori universitari nel CdA), da marzo 2022 ha lasciato l’Ente privo di qualsiasi vertice politico, bloccandone di fatto la macchina amministrativa.

Oltre al danno si è aggiunta anche la beffa. A partire da settembre due delle tre residenze presenti nella città (Casa dello Studente di Via Biasi e Casa dello Studente di Via Trentino) rimarranno chiuse per l’avvio di lavori di ristrutturazione.

Questi due studentati rappresentano insieme oltre i due terzi dei posti alloggio disponibili (ridotti drasticamente negli ultimi anni) e la Casa dello Studente di Via Trentino è l’unica avente posti alloggio riservati a studenti con disabilità pari o superiore al 66%.

Tuttora non è stata fornita da parte degli uffici dell’Ente nessuna soluzione concreta in grado di scongiurare un’ulteriore riduzione dei posti.  Infatti, nonostante la stampa locale abbia riportato le parole dell’attuale Direttore generale dell’ERSU Cagliari Ing. Raffaele Sundas, il quale afferma che da ottobre il nuovo studentato del futuro Campus di Viale La Playa  sarà aperto, garantendo in questo modo 240 nuovi posti letto, l’apertura è legata a doppio filo alla mancanza del CdA.

RIVENDICAZIONI

Ricordandole che “Ai sensi dell’art. 21 comma 4 della L. R. 23 agosto 1995 n. 20 il Presidente dell’Ersu di Cagliari è nominato con decreto del Presidente della Regione d’intesa con il Rettore dell’Università degli Studi di Cagliari.” ci auguriamo che prenda una posizione in merito, in quanto è uno dei suoi compiti istituzionali.

Doverle gentilmente chiedere una dichiarazione in merito al fatto che un terzo degli studenti del suo Ateneo rischiano di perdere il prossimo anno accademico è francamente imbarazzante, soprattutto a fronte della retorica che l’Università di Cagliari ci propina da sempre e sempre più insistentemente. Rispetto agli sforzi che prodigate nel promuovere convegni sulla dispersione scolastica in Sardegna, sulla mancanza di fiducia nel futuro delle nuove generazioni sarde e sulle possibili misure da adottare per facilitare l’inclusione universitaria, ciò che chiediamo noi è molto semplice: si impegni hic et nunc per rilasciare una dichiarazione pubblica in cui difende i suoi studenti, denuncia la situazione e si prende l’onere di organizzare un incontro tra Università, studenti e Giunta Regionale per risolvere la questione. 

CONCLUSIONI

Crediamo insieme a lei di poter sbloccare la situazione, per il bene degli studenti, ma soprattutto per il bene dell’Università di Cagliari. Ci chiediamo infatti cosa succederà quando questi 7000 e passa studenti non si presenteranno in aula l’anno prossimo. Con che faccia pubblicizzerete i vostri corsi? Come farete ad andare nelle scuole a raccontare ai ragazzi la favola del loro futuro quando sarà evidente che questa favola appartiene solo a chi se la può permettere? Come potrete continuare a lamentarvi se gli studenti sardi emigrano perché non trovano appetibile il vostro Ateneo? 

Se gli scenari sopra descritti dovessero realizzarsi più di 7000 perderebbero le borse di studio e, con molta probabilità, la possibilità di continuare gli studi. In un Ateneo che conta circa 25mila iscritti, si tratta di quasi un terzo della popolazione studentesca! Date le difficoltà economiche delle nostre famiglie, molte e molti di noi si trovano ad un bivio, costretti ad una scelta…obbligata.

Tutto ciò ci fa arrabbiare: ci fa rabbia pensare alla facilità con cui i diritti di noi studenti siano i primi a essere calpestati da chi, per vuota retorica, ci dipinge come il futuro di quest’isola. La verità evidentemente è un’altra: questa Giunta e questo Presidente, con la loro negligenza dimostrano che a dettare l’agenda politica non sia una visione del pubblico interesse, ma il semplice e becero clientelismo e l’egoismo della classe dirigente, che con la sua arroganza non intende rendere conto a nessuno e non si fa scrupoli a calpestare i diritti, considerandosi anche al di sopra delle leggi che regolano la vita sociale, politica e civile della nostra Isola e dello Stato italiano.

Ma noi non ci piegheremo all’arroganza del potere, di chi dipinge Cagliari come “città universitaria” ma che allo stesso tempo con le sue (non) scelte ci costringe a rinunciare al nostro futuro. Non ci piegheremo al silenzioso dispotismo di un Presidente che dice di aver a cuore i diritti degli studenti, dato il suo passato incarico come Presidente dell’ERSU di Cagliari, ma che è il primo responsabile di questa disastrosa situazione. Per questa ragione continueremo a combattere con ogni mezzo a nostra disposizione, in nome della tutela dei nostri diritti. 

Vogliamo continuare a studiare, vogliamo continuare a costruire il nostro futuro nella città che abbiamo scelto, nella nostra terra. E la nostra non è una semplice pretesa. Abbiamo il diritto di poterlo fare, non vogliamo essere costretti ad abbandonare tutto.

I suoi studenti e le sue studentesse