Saluto al carcere di Bancali: solidarietà ad Alfredo Cospito in 41bis e
con tutti i detenuti

Domenica pomeriggio, nonostante il caldo asfissiante, un cinquantina di persone ha rotto il silenzio sotto le mura del carcere di Bancali a Sassari.
Già dal giorno prima in centro a Sassari un partecipato e coinvolgente volantinaggio ha provato a riportare in città l’attualità del carcere e di raccontare il caso dell’anarchico Alfredo Cospito, recentemente trasferito a Bancali, lontano da famigliari e cari, sotto regime di 41bis, il più terribile delle carceri italiane.
Sotto le mura della prigione sassarese, si è andate per provare a farsi sentire da Alfredo, provando a andare oltre l’isolamento che gli viene imposto, ma anche per mostrare vicinanza e solidarietà con tutti gli altri prigionieri rinchiusi.
Tramite la lettura di alcune lettere di ex-detenuti in 41 bis e anche testi proprio di Alfredo, si è provato a raccontare ai detenuti comuni cosa succede qualche piano più in basso delle loro sezioni. Queste parole unite a della buona musica, hanno riscosso ottimo successo tra i prigionieri. Si vedevano decine di persone affacciate, lenzuoli sventolati e appesi dalle sbarre, applausi, fischi, insulti alle guardie e ringraziamenti.
Ad un certo punto spunta la bandiera sarda dei quattro mori dalle sbarre
di una cella, tenuta in alto per più di un’ora, e si alza un grido: “Acqua, vitto, ora d’aria!”, che viene subito ripreso e urlato con forza da chi era sotto le mura. Ad un intervento al microfono che incoraggiava i detenuti a resistere e, legandosi alla bandiera esposta, a lottare da dentro e poi una volta fuori per la liberazione della Sardegna, sono seguite urla, battiture e una cella ha bruciato il lenzuolo che aveva appeso alle sbarre.
Continuando a riprendere le rivendicazioni dei detenuti e provando a cogliere i nomi urlati in modo da provare a intrattenere delle corrispondenze, si è poi andate più vicino alla sezione 41bis, come
ultimo tentativo di farsi sentire da Alfredo Cospito, dedicandogli parole e musica.
Speriamo che ci abbia sentito, come ci hanno sentito gli altri detenuti.
Sicuramente a noi, che stiamo e lottiamo fuori, vedere una risposta così decisa non può che darci più forza per continuare.
Ci ha ricordato l’importanza della solidarietà e del non lasciare da soli i detenuti, in tutti i regimi.
Ci ha ricordato che lottare contro le carceri in Sardegna, contro le leggi di uno Stato coloniale che incarcera giovani sardi e non, contro la deportazione punitiva di prigionieri italiani nell’isola e sardi in Italia, è parte della lotta di liberazione della nostra terra.
Solidarietà con Alfredo e tutti i detenuti e le detenute nel carcere di
Bancali e nelle carceri sarde.
Chi lotta, non è mai solo.