Il 30 gennaio, a seguito della votazione contraria del Senato Accademico per la mozione che chiedeva la chiusura degli accordi tra l’Università di Cagliari e quella di Haifa, l’assemblea Unica per la Palestina ha pubblicato un comunicato per analizzare la scelta e le motivazioni portate dal Senato e dai suoi membri.

Ricordiamo che la votazione è stata contraria per 25 membri su 26, giustificando questa complicità con le solite di posizioni di equidistanza tra le parti.

L’università di Haifa si rende attivamente complice del genocidio palestinese attraverso misure studiate per sostenere docenti e studenti riservisti, nonché per discriminare gli studenti palestinesi.

Ne citiamo alcune a titolo esemplificativo:

-ha ospitato il programma dell’IDF Havatzalot sino al 2019. Questo programma era finalizzato ad addestrare gli studenti Israeliani destinati a diventare ufficiali dell’intelligence;

– ha offerto assistenza speciale agli studenti che hanno partecipato all’attacco alla striscia di Gaza nel 2008 (Operazione Piombo Fuso), che causò la morte di 1400 Palestinesi, di cui 288 bambini;

-promuove programmi destinati esclusivamente a chi ha svolto il servizio militare;

-offre una borsa di studio destinata esclusivamente ai veterani dell’esercito;

-attua discriminazioni nei confronti degli studenti palestinesi con cittadinanza israeliana, come l’utilizzo di misure burocratiche discriminatorie per escludere i cittadini Palestinesi dai dormitori all’interno del campus. Riguardo a queste misure si è anche espressa la Corte Suprema Israeliana dichiarandole discriminatorie;

– per accedere al servizio alloggio all’interno del campus è necessario aver svolto il servizio militare.

Come emerge chiaramente l’università di Haifa ha un ruolo molto importante nell’apartheid palestinese ed è importante sottolineare la complicità mostrata dall’università che ignora volutamente queste responsabilità. La forma del boicottaggio accademico è una forma di protesta che ha la possibilità di attaccare i vantaggi economici portati dai rapporti con Israele e soprattutto riconoscere pubblicamente e a livello istituzionale la necessità interrompere gli accordi con chi si rende complice di genocidio.

Di seguito il comunicato di Unica per la Palestina:

Martedì 30 gennaio, si è svolto il Senato Accademico dell’Università di Cagliari che, tra i vari punti di discussione, presentava la mozione sull’interruzione degli accordi di ricerca che la nostra università intrattiene con l’università israeliana di Haifa.

Lo scorso mese, in occasione del senato accademico, il rettore Mola aveva mostrato una modesta apertura e sensibilità da parte dell’Università nei confronti del popolo palestinese annunciando a noi studenti e studentesse il congelamento degli accordi con le università israeliane. (Vedi video pubblicato in precedenza).

Martedì il presidio dei manifestanti si è ritrovato sin dalle prime ore del mattino per portare la nostra presenza decisa a sostegno della possibilità di interrompere gli accordi con Israele.
Dopo una lunga attesa abbiamo appreso l’esito sconcertante della seduta: 25 voti contrari all’interruzione degli accordi su 26 votanti.
Ci rendiamo conto che una presa di posizione a favore del boicottaggio accademico non era scontata e che Cagliari si sarebbe potuta trovare sola, almeno in un primo momento. Per questo, il fatto che la nostra università abbia mancato questo appuntamento è una sconfitta per tutti e getta ombra sulle istituzioni accademiche denotando una grave carenza di coraggio e di moralità.
Le parole del Rettore si sono rivelate vuote e prive di fondamenta, nonostante fossero importanti e non scontate, dato il clima di repressione e passività verso i crimini israeliani. Siamo consapevoli che non è lui soltanto a decidere, e possiamo immaginare le pressioni subite. Anche se ci avrebbe fatto piacere un’esposizione più sincera e realista rispetto alle frasi accomodanti e possibiliste che ci avevano fatto sperare in una decisione diversa.

La votazione contraria alla rescissione degli accordi (avvenuta quasi all’unanimità) ha dimostrato, sia nella nota che è stata approvata dal Senato come motivazione di tale scelta che nelle modalità di attuazione, che non esiste nessun tipo di libertà di scelta per chi riveste quel ruolo, né che la democrazia tanto scomodata abbia un senso di esistere all’interno di quelle aule.
Se questo ci era già stato chiaro negli anni scorsi poiché le rivendicazioni portate avanti dal corpo studentesco sono sempre state accolte dall’Ateneo con un atteggiamento di rifiuto e di distacco totale (come nelle proteste, avute luogo anni fa, contro il Technion e gli accordi con Israele), diventa lampante quando anche i rappresentanti eletti come senatori, appartenenti alla lista Progetto Studenti, (Stefan Caldarus, Pietro Ennas e Alessia Cherchi) votano contro la mozione, nonostante la lettera sottoscritta da 1000 studenti e studentesse che si esprimeva chiaramente contro gli accordi, quella sottoscritta da numerosi dottorandi e dottorande e per ultimo quella sottoscritta da un centinaio di professori e lavoratori dell’università. Queste lettere portavano sostanzialmente le stesse rivendicazioni e rappresentavano un’unità di intenti delle compagini universitarie che raramente avviene in altre occasioni.

Dalla nota diffusa ai giornali, la stessa che ci è stata presentata ieri dal Direttore generale, dato il rifiuto di incontrarci da parte del Rettore, emerge sostanzialmente un’adesione acritica alle posizioni della CRUI (che vengono sottolineate) e la ben conosciuta posizione di equidistanza, che sappiamo bene quanto sia ovviamente solo di appoggio al colonizzatore sionista nei fatti.
Inoltre, come se non bastasse, viene citato il sostegno dell’ateneo cagliaritano verso gli studenti palestinesi, parlando in modo ambiguo di un’ospitalità, data da Unica, come avviene con gli studenti ucraini. Infine il direttore Urru ha dichiarato che gli accordi con la Russia non sono congelati, ma è congelata solo la mobilità studentesca e dei professori, lasciando intendere che evidentemente il contesto bellico in atto è il ritenuto abbastanza sicuro da non prendere questa scelta verso l’università di Haifa.

La giustificazione che è stata scelta per motivare il voto contrario verte sulla concezione dell’università che luogo di pace, idea che verrebbe minata che si venissero interrotti gli accordi di ricerca (in particolare nel settore delle scienze naturali) poiché questo genererebbe sicuramente altre ostilità. La nota pubblica segue con le solite melense ambiguità già citate, sottolineando la solidarietà ad entrambi i popoli. Questa scelta dimostra chiaramente la complicità verso l’università di Haifa che collabora attivamente allo sterminio palestinese, che sostiene economicamente i docenti e studenti riservisti che stanno oggi compiendo un genocidio a Gaza. Inoltre ignora e tace  sul fatto che le università palestinesi sono ora ridotte in macerie, che i rettori, il personale e gli studenti vengono sterminati o impossibilitati a svolgere la loro normale vita, accademica e non. Se questo viene volontariamente taciuto pare banale dover sottolineare come non è possibile parlare di ponti tra università dato che quella israeliana è un’istituzione legata a doppio filo con l’impegno bellico statale, come già sottolineato. Voler ignorare queste evidenze è ovviamente finalizzato a lavarsi le mani dalle responsabilità politiche di ogni singolo che riveste quel ruolo nel Senato Accademico, responsabilità che hanno delle forti ripercussioni e delle quali non ci dimenticheremo.
Alla luce di questo, che gli Atenei parlino oggi di “pace”, girando le spalle alle atrocità senza precedenti in questo secolo che avvengono a Gaza e Cisgiordania, è soltanto una sentenza senza appello sul grado di servilismo delle istituzioni accademiche rispetto alla linea imposta dal governo.
L’università di Cagliari aveva infatti, tramite il Senato Accademico, l’occasione di marcare un punto, di prendere posizione, e sarebbe stata un’avanguardia che avrebbe potuto trovare seguito. Ha preferito nascondersi nel gregge degli indifferenti e non affrontare la tempesta di propaganda negativa che certamente sarebbe arrivata.

In quanto studenti e studentesse di Unica per la Palestina continueremo ad esporci e a lottare per la libertà del popolo palestinese (riconosciuto come popolo vittima di genocidio anche dal Tribunale dell’Aja) e per un’università realmente libera dalla complicità al regime e all’apartheid sionista. La sordità dell’università alle richieste delle tante persone che la vivono non ci stupisce né ci spaventa, sappiamo che è solo il primo passo necessario per la reale solidarietà al popolo palestinese, per questo non ci fermeremo qui, ma continueremo con più forza la nostra mobilitazione dentro e fuori l’università.

Nel dimostrare ancora tutto il nostro sdegno verso il Rettore e i 25 senatori che hanno deciso di rappresentare gli interessi sionisti adducendo a motivazioni che millantano una falsa neutralità, ribadiamo che noi non dimenticheremo i loro nomi e che siamo convinti che, in quanto cariche pubbliche, è doveroso che si prendano la responsabilità politica delle loro scelte.

A seguito la composizione del Senato Accademico che si è espressa contraria alla mozione (fonte: www.unica.it).

Nomi e posizioni rivestite:

Mola Francesco Rettore

Gianni Fenu Prorettore

Urru Aldo Direttore Generale

Direttori di dipartimento:

Baldi Antonio

Braun Rinaldo

Calo’ Pietro Giorgio

Cicero Cristiano

Funedda Antonio Luca

La Nasa Giorgio

Lucarelli Loredana

Massacci Giorgio

Montaldo Stefano

Muscas Carlo

Porcu Mariano

Putzu Ignazio Efisio

Tommasini Barbarossa Iole

Tramontano Enzo

Usai Gianluca

Docenti rappresentanti di macro-area:

Manca Giulia

Madeddu Clelia

Falchi Federica

Rappresentante del personale tecnico amministrativo:

Macis Orsola

Omnis Giuseppina

Rappresentanti degli studenti (che hanno votato contro la mozione):

Caldarus Claudiu Stefan

Cherchi Alessia

Pietro Ennas