La settimana scorsa il canale Telegram Sulcis-Iglesiente Ribelle ha lanciato la proposta di mail bombing ai comuni di Sant’Antioco, Carloforte e Portoscuso, per chiedere informazioni sulla presenza nei mari antistanti i paesi di una nave di trivellazione dei fondali, precisamente la NG Driller.

La nave era stata notata nelle settimane precedenti ormeggiata a Portovesme e al largo delle coste sulcitane.

I leciti dubbi iniziali sono stati completamente fugati dalla risposta del comune di Portoscuso inviata ad alcune persone che avevano partecipato al mail bombing.

L’amministrazione chiarisce in modo inequivocabile il lavoro che sta svolgendo la nave rossa: sta portando avanti gli studi per l’installazione di 42 pale eoliche alte 250 metri (il resto dei dettagli lo potrete leggere nella lettera in allegato qui sotto).

L’amministrazione comunale si dice preoccupata e promette di convocare a breve un consiglio comunale per affrontare la questione.

Rimangono però un po’ di dubbi.

Perché ha risposto solo un comune su tre?

La notizia sarebbe emersa se la casella di posta non fosse stata inondata di mail?

Quanti altri “studi” stanno venendo fatti a nostra insaputa?

La settimana scorsa un proprietario terriero di Nuraxi figus ha scoperto che qualcuno ha fatto dei carotaggi nel suo terreno senza dare nessun preavviso.

A Terra Mala da giorni a poche decine di metri da riva c’è una sorta di zattera che sta anch’essa effettuando trivellazioni nel fondale marino, e anche in questo caso l’amministrazione locale tace.

E’ un clima strano..

Prima delle elezioni dello scorso 25 febbraio l’unico punto su cui erano d’accordo i quattro candidati era fermare la speculazione energetica. Ora non c’è nessuno, vincente o perdente, che almeno si preoccupi di sfruttare il suo ruolo per fare informazione.

Tutte le notizie qui citate e la maggior parte di quelle che riportano quasi quotidianamente i giornali, provengono dal lavoro di base dei comitati territoriali, che attraverso osservazioni tecniche, studi, monitoraggio del territorio, assemblee pubbliche stanno facendo quanto in loro potere per cercare di capire cosa accade e cosa si possa fare.

La situazione non è per nulla rosea, a Selargius i lavori per la mega sottostazione sono ufficialmente iniziati, a Nuraxi Figus, dove è prevista un’altra sottostazione leggermente più piccola, sono stati fatti i carotaggi, a mare da est a ovest le navi trivellano i fondali, e chissà quanti altri movimenti occulti sono in corso in queste settimane.

Quello che si può facilmente evincere è la determinazione delle aziende a iniziare i lavori ad ogni costo, senza alcun confronto con le popolazioni locali, che subiranno loro malgrado le conseguenze sociali, ambientali e economiche, di questa enorme manovra speculativa.

Qualcuno potrà obbiettare su quali siano queste conseguenze.

Dal punto di vista sociale la trasformazione della Sardegna in un enorme hub energetico non farà altro che incentivare ulteriormente l’emigrazione, inaridendo l’isola di forze giovanili che possano costruire un futuro migliore.

Dal punto di vista ambientale si vivrà una vera e propria devastazione, dai fondali marini dragati dalle centinaia di cavidotti, ai basamenti a terra e mare delle enormi pale, alla distruzione del terreno agricolo per il fotovoltaico. A tutto questo vanno aggiunti i problemi legati ai campi elettromagnetici e ai lunghissimi anni di cantieri che dovremo subire, vedendo sorgere strade in ogni dove per far passare camion e cavi.

Dal punto di vista economico si può immaginare invece un’isola che attrarrà solo capitali legati al mondo dell’energia, che vedrà migliaia di ettari cambiare destinazione d’uso da agricola a industriale (con prospettive di ulteriori speculazione facilitate da questo passaggio). Ma non solo, vedremo il crollo dell’economia edilizia, le case e i terreni vicini ai parchi energetici perderanno buona parte del loro valore. E in generale i settori economici col rapporto più sostenibile tra territorio e popolazione verranno compromessi, basti pensare all’agricoltura e al turismo (non quello di massa).

Se c’erano dubbi che la transizione energetica potesse incartarsi su se stessa, purtroppo stanno venendo fugati, i lavori sono iniziati, quale sarà la prossima mossa?