In data 11 febbraio, in pompa magna, l’amministrazione tabarchina ha annunciato l’inserimento dell’isola di San Pietro tra gli itinerari prescelti dal ramo luxury della compagnia MSC crociere, che a partire dal 21 maggio dovrebbe sbarcare danarosi turisti al largo della spiaggia di Guidi.
Due giorni dopo, dai media locali, si è invece appreso che le navi da crociera saranno tre e che gli sbarchi dovrebbero svolgersi tra il maggio di quest’anno e il giugno e il luglio del prossimo (nota1).
La notizia è stata presentata con toni trionfalistici, come un grande risultato – sempre utile in campagna elettorale – per sindaco e amministrazione e come un’enorme opportunità di crescita per l’isola e per i suoi abitanti, a quanto pare ansiosi di offrire i propri servigi a ricchi turisti, desiderosi di spendere i propri quattrini tra i carruggi du Paise.
Quello che il sindaco non dice è che, in realtà, questo approccio al turismo si è rivelato da molte parti fallimentare sotto il profilo socio-economico e disastroso sotto quello ambientale.
È infatti paradossale e schizofrenico il comportamento del comune, che appena ad agosto ha presentato un’agenda per l’autosufficienza energetica dell’isola – tra i cui principali obiettivi risulta la riduzione delle emissioni di CO2- e la scelta di far sbarcare navi da crociera al largo delle sue coste.
Esiste infatti più di uno studio che dimostra come, al pari dei jet privati, una delle principali fonti di inquinamento atmosferico sia rappresentato proprio dal turismo marittimo di lusso, con l’Italia come fanalino di coda in Europa. Secondo i dati dell’istituto Transport & Environment, infatti, nel solo 2022 le navi da crociera di lusso hanno emesso il quadruplo degli ossidi di zolfo di tutte le auto circolanti nei 27 stati dell’Unione europea (nota 2).
Come agli arbori dell’industria, quindi, Carloforte e il Sulcis tutto saranno un’altra volta chiamati a scegliere tra un’ipotetica opportunità di sviluppo e la salvaguardia della salute e dell’ambiente.
Ma al di là degli aspetti prettamente ecologici, la scelta di tale tipologia di turismo si rivela in controtendenza anche solo se si guarda a cosa sta accadendo in altri contesti. Venezia, Barcellona, Marsiglia, Amsterdam sono solo alcune delle grandi città portuali che hanno deciso di limitare i di rendere più restrittive le condizioni per il turismo crocieristico, in quanto fonte di problemi di mobilità e poco remunerativo per gli stessi commercianti, ristoratori e operatori del settore, che si interfacciano con turisti già ampiamente serviti e riveriti a bordo della propria nave. Basta farsi un giro tra i commercianti della marina di Cagliari per rendersi conto che gli introiti attribuibili ai croceristi sono ben inferiori alle aspettative.
A ciò si aggiunge il fatto che tale decisione non andrà che ad alimentare una preoccupante tendenza a cui Carloforte è particolarmente esposta e che si è esacerbata nel periodo post pandemico, vale a dire quel turismo mordi e fuggi, poco o per nulla interessato al rispetto del territorio, del mare e delle popolazioni e caratterizzato da un approccio meramente consumistico, che porta a considerare luoghi e persone alla stregua di merci da utilizzare e da gettare nel dimenticatoio una volta postata la foto sui social da una delle località più caratteristiche di tutto il Sulcis.
No caro sindaco, noi non ci stiamo. Quella che oggi viene presentata come una grande opportunità è in realtà una disgrazia pronta ad abbattersi negli anni a venire sull’isola e sui suoi abitanti.
No alle grandi navi
Via il settore luxury da Carloforte

Nota 1 https://www.carlofortemagazine.it/2024/02/14/tre-crociere-di-lusso-fanno-rotta-sullisola/?fbclid=IwAR0nZmP6mkF0hiuTDgTjJslcfzNM1kaOLyEVfgP1SBlhTBX_wTJMYTEeJ4

Nota 2 https://www.corriere.it/economia/23_giugno_22/navi-crociera-allarme-emissioni-record-negativo-dell-italia-obblighiamole-usare-l-energia-elettrica-porti-e2ebd55c-0ec9-11ee-8d71-890509a9730d.shtml