Ormai si sa che andare ai consigli comunali del comune di Selargius in cui si affronta il tema Tyrrhenian link è un’esperienza ludica più simile ad una piece teatrale che ad una tribuna politica.

Il consiglio comunale del 21 Settembre non ha certamente deluso le aspettative.

Il consiglio doveva discutere un ordine del giorno presentato dall’opposizione e suggerito dall’attivissimo comitato di difesa dell’agro di Selargius in cui sostanzialmente si chiedeva di prendere una posizione sulla mastodontica opera, ennesimo tassello della devastazione del territorio.

La politica si sa è un mestiere difficile ed infatti tra rimpalli e conteggi di mani alzate inesistenti è passata un’ora solo per decidere se trattare prima l’argomento caldo del giorno o se avventurarsi nei meandri burocratici sulle questioni di bilancio. La paura era che approfittando dell’ora tarda, non si riuscisse per l’ennesima volta a sentire una posizione del consiglio sulle stazioni di Terna perché non ci fosse il numero legale per la votazione.

Il presidente del consiglio Melis, in evidente stato di agitazione, non riusciva a mantenere la calma in un’aula assai gremita e tutt’altro che dimessa e silenziosa, tutto questo mentre il sindaco Concu si guardava spaesato intorno cercando appoggio e consiglio, e controllando ossessivamente e fastidiosamente il telefono.

Il sipario però era ancora ben lungi dall’alzarsi e consideriamo un esempio di meta teatro questa fase introduttiva.

Iniziano così le considerazioni dell’opposizione sul Tyrrhenian link che viene quasi in toto bocciato e trattato per l’opera devastante quale è, viene anche evidenziata la responsabilità del sindaco e di altri suoi collaboratori per aver consentito che iniziasse la trafila di approvazione.

Arriva poi il momento dell’atteso intervento del sindaco, Gigi Concu si rivela un inaspettato uomo di spettacolo e interpreta un ruolo misto tra strenuo difensore della Sardegna, rassegnato esecutore di ordini dall’alto, citerà addirittura la famosa frase “E’ l’Europa che ce lo chiede”, per poi divagare totalmente sul caro traghetti Porto Torres- Genova e sulla velocità e i bassi costi del treno ultra veloce Roma – Milano, il tutto con la faccia di un allievo capitato nella classe sbagliata il primo giorno di scuola e se qualcuno si aspettava una sua presa di posizione beh, non pervenuta.

Continuano così gli interventi sull’argomento, alcuni accorati ed intensi altri più in burocratichese, ma si arriva comunque al secondo atto.

Il pubblico rumoreggia, applaude, sorride e s’infuria mentre si decide sull’ordine del giorno e così iniziano i colpi di scena.

Interviene la stampa con Antonello Lai, giornalista d’assalto, che intervista alcuni consiglieri dell’opposizione ai lati del “ring” consiliare e viene redarguito e mandato via insieme alle sue urla circa la libertà di stampa, nel frattanto alcuni consiglieri sempre della minoranza tirano fuori dal cilindro alcuni reperti archeologici o presunti tali, ritrovati proprio nell’agro selargino e in alcune delle zone interessate dalla centrale di Terna e si scatena lo sgomento. Il Sindaco impallidisce, i vigili urbani iniziano a fotografare i reperti, i carabinieri presenti in sala si agitano e la Digos aguzza le antenne mentre i consiglieri, novelli Indiana Jones, spiegano dove hanno ritrovato i reperti e che avendoli consegnati al primo cittadino la legalità sia stata rispettata, uno degli “archeologi” si avventura anche in alcune considerazioni circa il fatto che non ha avvertito nessun campo magnetico vicino all’attuale stazione di Terna e nessun ronzio o fastidioso rumore facendo capire che oltre al potere di voto possiede anche dei poteri medianici.

Purtroppo però lo spettacolo è destinato a finire così dopo circa 3 ore e mezza di consiglio le due fazioni politiche si riuniscono, discutono e decidono di inviare alla Regione una richiesta di revisione del progetto. I riformatori si astengono, la minoranza approva compatta, la maggioranza risulta divisa e chi alza la mano guarda il pubblico come a dire “Ehi amici sono con voi!”, il Sindaco dal canto suo si astiene ed invita le forze dell’ordine a prendere in custodia i reperti perché piuttosto che prendere una posizione netta o assumersi una responsabilità sarebbe capace di negare di essere il primo cittadino facendo così dell’ignavia un suo punto di forza.

Il risultato di richiesta di revisione è ovviamente un palliativo in una situazione così complessa ed urgente. Chiedere di revisionare un progetto a chi già lo ha approvato è un pò surreale e non implica alcuna sospensiva a Terna che potrà quindi proseguire il suo iter, ma resta il fatto che il comitato selargino ha pressato e premuto su un tasto dolente ed è riuscito ad avere un risultato molto buono rispetto alla superficialità del Comune. Ora ovviamente la lotta continua con la presenza del presidio e la partecipazione alle attività del comitato che persegue con tanti modi per un’unica lotta.

Di seguito il comunicato sulla nascita del presidio permanente.

Ci riferiamo a chi, come noi, vive o lavora nelle campagne della Sardegna, a maggior ragione a chi è a Selargius e nei comuni adiacenti.

L’agro Selargino, dal florido passato legato alla viticoltura, è diventato una campagna in stato di semiabbandono, con poche persone rimaste a lavorarci.

I problemi sono quelli comuni alle zone di campagna suburbane: abbandono di rifiuti di ogni genere, inquinamento elettromagnetico, perdita di vocazione agricola, strade dissestate etc.

In Sardegna sono tante le terre che sono state svendute, inquinate, trasformate irrimediabilmente per progetti che riguardano gli interessi di ricchi speculatori: i disboscamenti, le basi militari, la

cementificazione delle zone costiere, l’industrializzazione etc..

Si ricordano di noi solo quando ci sono da sfruttare le risorse dell’isola per realizzare enormi profitti, rendendoci succubi delle loro scelte, vittime della burocrazia e obbligati a sostenere costi impossibili per mandare avanti piccole attività.

Oggi siamo davanti all ennesimo tentativo di rapina dei beni della Sardegna per impiantare migliaia di pale eoliche, migliaia di ettari di pannelli fotovoltaici, centinaia di ettari di stazioni e sottostazioni e chissà quanti di altrettante servitù energetiche, devastando le campagne in cui lavoriamo e di cui ci prendiamo cura.

Siamo i primi che vogliono vivere in un mondo senza inquinamento, ma distruggere la Sardegna e renderla schiava a tempo indeterminato è intollerabile.

PER QUESTO

E’ nato un presidio di difesa del territorio nell’agro di Selargius in zona “Su Padru”, in uno dei terreni che subiranno l’esproprio, perché i proprietari hanno deciso di non vendere a Terna, per il progetto del Tyrrhenian Link.

Vogliamo metterci in rete con tutte quelle persone che non vogliono cedere i terreni ai progetti di speculazione e che non vogliono avere altre servitù energetiche nella terra, privata o comune che sia. Uniti si può resistere!

Il presidio nasce dall’esigenza di difendere in prima persona l’agro dove viviamo e lavoriamo, perché nessun altro lo farà per noi.

Perché amare la Sardegna significa difenderla da chi la vuole sfruttare e distruggere.

Non ci sono contentini che tengano, né vane promesse di moratorie che non arriveranno.

Lo Stato e la Regione sono i primi responsabili.

Il nostro è un no secco e deciso a tutti i progetti.

Noi stiamo qui e resisteremo!

Il presidio servirà anche a tutti quelli che vivono l’agro come punto d’incontro e per iniziative di intrattenimento e socialità, organizzandoci insieme per vivere in una campagna migliore e più pulita, per aiutarci nei lavori della vita quotidiana, per creare delle realtà rurali vive che possano coesistere e migliorarsi, andando oltre l’egoismo in nome di una vita migliore. E per iniziare a decidere noi quale dev’essere il destino dei luoghi in cui viviamo.

Passate al presidio di difesa dell’agro, troverete le indicazioni per arrivare nella “bia de su padru” e nella “bia e mesu”, nell agro di Selargius.

Vogliamo conoscere e relazionarci con realtà simili in Sardegna, e sperare che ne crescano a centinaia.

Coordiniamoci per fermare questo assalto!

Delle promesse dei politici non ne possiamo più, pretendiamo fatti e li otterremo!