Lunedì 29 Maggio si è tenuta a Selargius la prima riunione pubblica del comitato contro il Tyrrhenian Link , la grande opera a marchio Terna S.p.A. che sarà costruita in agro di Selargius e che sarà la “ciabatta” a cui si attaccheranno, da tutta l’isola, i produttori di energia elettrica prodotta grazie alle pale eoliche.

L’energia immagazzinata non si fermerà certo in Sardegna ma viaggerà attraverso cavi sottomarini verso la Sicilia e la Campania per poi essere distribuita nel resto del territorio.

Nelle due regioni sopra citate il progetto è già in uno stato di maggiore avanzamento e non mancano le proteste e la contrarietà di gruppi e comitati.

Le stazioni elettriche previste da Terna S.p.A. sono una di accumulo ed una di smistamento più una vasca che dovrà contenere delle acque a cui ad ora non è stata data una specificità circa la composizione o se sia materiale di scarto o altro.

L’onere per l’accoglimento di un progetto del genere non è capitato tra capo e collo a Selargius ma , dopo il rifiuto del comune di Settimo San Pietro che avrebbe dovuto includere nel proprio agro almeno la stazione di Smistamento, il sindaco Selargino ha ben pensato di fare all-inn e prendere tutto il piatto annunciando ai pochi eletti messi a conoscenza della cosa “Ed è solo l’inizio”.

Se fossimo alla “Corrida di Corrado” e si trattasse del classico “E non finisce qui” usato come slogan dalla roca voce del conduttore per annunciare altri dilettanti forse potremmo abbozzare un sorriso, purtroppo qua non si tratta di dilettanti canterini ma di vecchie volpi della politica che evidentemente si aspettano che l’agro selargino diventi un puntaspilli di progetti legati alla nuova corsa all’oro per l’energia.

Che la Sardegna sia diventata l’obbiettivo dei nuovi speculatori dell’energia è palese. Decine di progetti per pale eoliche e quant’altro stanno inondando le scrivanie dei comuni che per buon senso per ora nicchiano sulle risposte o negano le concessioni ma in questo caso le mosse del primo cittadino selargino Pier Luigi Concu vanno oltre questi “banali” passaggi burocratici e scavalca tutte le regole del già citato buon senso per far si che il progetto segua indisturbato il suo iter, infatti :

Ad oggi non risulta chiesto nessun test di impatto ambientale.

L’incontro con i cittadini decantato da Terna si sarebbe svolto in piena pandemia da Covid , da remoto ed alla presenza di 3 utenti collegati.

I documenti relativi al progetto vengono custoditi gelosamente dal comune rendendone la fruibilità molto difficoltosa anche per i membri del consiglio comunale, tanto che solo la positiva testardaggine di un membro del consiglio e tra le promotrici del comitato ha fatto si che si potesse accedere ad una parte della documentazione relativa.

Risulta che il territorio preso in considerazione sia a rischio idrogeologico e quindi incompatibile.

Il progetto non risulta essere mai stato discusso in consiglio comunale, la società Terna sostiene di aver informato i cittadini anche tramite un depliant che risulta a dir poco scarsamente pervenuto.

La struttura sarà di enormi dimensioni, occuperà 17 ettari di territorio e sarà composta da edifici alti 22 metri, quindi visibili da lunghe distanze e di altezza quasi doppia rispetto al più alto edificio del paese.

Nonostante queste mancanze da parte della ditta e del Comune sono già iniziate le trattative per acquistare i terreni interessati o per valutarne gli espropri.

Queste e altre criticità sono emerse durante l’assemblea del comitato a cui hanno aderito e partecipato diverse associazioni che hanno con determinazione ribadito la contrarietà al progetto e sostegno ai comitati che si oppongono ai nuovi progetti di speculazione energetica per la nostra isola non dimenticando la questione delle servitù militati che gravano come macigni sul territorio.

Chi scrive non è molto avvezzo ad utilizzare con facilità il termine “colonia” ma sarebbe difficile trovare altri termini per un’isola che viene depredata delle proprie risorse a discapito del territorio e dei suoi abitanti per aumentare il profitto dei soliti “pochi”.

Che si parli di turismo di massa, basi militari ed annesse esercitazioni o di transizione energetica la Sardegna continua ad essere l’obbiettivo prediletto degli speculatori che usano scagnozzi mascherati

da manager in doppio petto o da politici compiacenti e complici.

Ora al comitato resta la patata bollente di un progetto già approvato e pesante per gli investimenti che lo sostengono e quindi le mosse per ostacolarlo a livello istituzionale inizieranno il loro corso, ciò non toglie che sia fondamentale iniziare a ragionare su una lotta sul campo contro un progetto che sarà difficile strappare dagli artigli degli ennesimi avvoltoi della situazione.

La determinazione emersa dalla riunione del comitato per ora non può che scaldarci il cuore.

Jan