Alcune riflessioni

Il progetto per la costruzione dell’Einstein Telescope, è appena partito, ma sembra che già non piaccia proprio a tutti. L’Einstein Telescope è un osservatorio europeo per le onde gravitazionali che renderà lo stato italiano capofila nella ricerca sulle onde gravitazionali. Il progetto Etic ha il fine di condurre le ricerche necessarie per la preparazione e la realizzazione del nuovo telescopio, finanziato con ben 50 milioni di euro dal Pnrr.

Il sito proposto per la costruzione dell’Einstein Telescope è la miniera di Sos Enattos a Lula, nella quale sono in corso le ricerche che porteranno a una decisione riguardo la costruzione del telescopio. Queste indagini sono determinanti perché venga scelto il sito sardo e non il suo competitore, la zona di Meuse – Rhin, nei Paesi Bassi. I finanziamenti e gli interessi della ricerca fanno gola alle istituzioni sarde e di tutta Italia, inoltre l’Einstein Telescope avrà delle dimensioni mastodontiche. Si parla di un triangolo con bracci di 10 chilometri, un perimetro di 30 chilometri e il suo posizionamento a 200 metri di profondità.

Quello che sembra un importante avanzamento nel settore della ricerca scientifica dell’isola si sta scontrando con l’autorizzazione data dal Dpcm Draghi per la costruzione di un parco eolico lì vicino. Questi due progetti non sono conciliabili, dato che l’Einstein Telescope per funzionare necessita di un assoluto silenzio, che sarebbe disturbato dalla presenza delle pale eoliche.

Lunedì 6 marzo è stata ritrovata una bomba inesplosa fuori da uno degli edifici della miniera di Sos Enattos, gli artificieri hanno provveduto a neutralizzarla immediatamente. Dopo è invece esplosa una patetica canea mediatica di dichiarazioni di condanna dell’accaduto, solidarietà e appoggio al progetto da parte di tutta la classe politica sarda e non solo, quella stessa classe politica che parla di territori solo quando ci sono interessi multimilionari e non per parlare di carenze delle strutture sanitarie, dei trasporti o dell’istruzione.

I giornali parlano dell’ipotesi che gli autori siano sostenitori dell’eolico, riguardo questo non emergono ulteriori chiarimenti e pare che non venga tenuto in conto che possa essere chi non vuole vedere il proprio territorio sventrato in nome della ricerca e di interessi estranei a chi lo vive. A prescindere dalle motivazioni che hanno guidato chi ha messo quella bomba, questo fatto ci può portare a delle riflessioni riguardo l’utilizzo che viene fatto del territorio sardo.

Il territorio del nuorese vive un profondo spopolamento e appartiene a una regione con una forte crisi economica che porta continuamente all’emigrazione verso le coste sarde o verso l’Italia. Questi fattori vengono colti da chi vede la Sardegna come un territorio da depredare, un frutto da spremere per infiniti usi e finché non smetterà di servire. Anche questo progetto non è diverso da quelli per la creazione dei campi eolici, per la cementificazione delle coste, per i depositi di scorie nucleari o per la costruzione di nuove carceri. Si potrebbero fare innumerevoli esempi di come diversi settori economici vedano la Sardegna come la terra adatta a imporre i propri interessi e che spesso alcuni di questi vengano giustificati con l’essere strategici a fini della ricerca scientifica o dell’avanzamento tecnologico. Inoltre non bisogna dimenticare le stime sulla ricaduta nell’occupazione lavorativa, uno specchietto per le allodole che viene utilizzato largamente quando si parla di basi militari per convincere le popolazioni impoverite e senza prospettive diverse da quelle imposte dallo Stato.

Dunque il territorio di Lula si trova stretto tra due usi che pare ne escludano altri e soprattutto escludano che le popolazioni possano essere interpellate, non dovrebbe stupire che qualcuno rifiuti entrambe la proposte di utilizzo del territorio, che in entrambi i casi comporterebbero un suo stravolgimento profondo.

Ovviamente questo non può essere palesato perché vorrebbe dire ammettere che esiste una popolazione che lascia venga deciso al suo posto e che il territorio non sia vuoto e utilizzabile a proprio piacimento, come invece sottintendono queste decisioni governative.

Un evento come la bomba di ieri può avere molteplici significati ma è chiaro che esprime più di tutti un rifiuto a dei progetti con un pesante impatto ambientale e che risultano ancora più violenti nella loro imposizione perché totalmente estranei a chi quel territorio lo abita da sempre. Non ci si dovrebbe stupire dell’odio che attirano queste opere, soprattutto dopo una lunga storia di cementificazione e costruzione di cattedrali nel deserto che nel giro di qualche decennio hanno rivelato tutta la loro inutilità, distruggendo e inquinando per sempre chilometri di terra.