Martedì 3 Gennaio si è svolta nel paese di Santu Lussurgiu un’assemblea riguardante l’installazione di alcune pale eoliche nel territorio del Montiferru. I progetti in questione sono due, presentati da Enel Green Power poco prima di natale, e prevedono l’installazione rispettivamente di 13 pale (progetto “Sindia”) e 8 pale (progetto “Macomer2”). I comuni coinvolti sono Santu Lussurgiu, Borore, Macomer, Scano di Montiferro e Sindia. Le pale in questione non sono di quelle comuni che già conosciamo in Sardegna, ma hanno dimensioni decisamente più ingombranti: un altezza di 115 metri al mozzo (+ 85 metri per ogni pala rotante); fondazioni in cemento armato enormi e piazzole circostanti grandi all’incirca quanto un campo da calcio; necessità di strade larghe 5-6 metri per il trasporto delle pale; 2 anni di cantieri; cavidotti che pretendono di bucare tutto ciò che incontrano pur di arrivare alle centrali di trasformazione.

All’incontro-dibattito, promosso dal sindaco di Santu Lussurgiu, erano presenti circa 150 persone, perlopiù del luogo, compresi amministratori locali e anche l’assessora all’industria della giunta Solinas Anita Pili, oltre ai due ingegneri di Enel Green Power, i quali hanno pensato bene di non intervenire, vista la generale contrarietà all’opera, espressa in primis dal sindaco di Santu Lussurgiu.

I discorsi si sono articolati su più piani e sono emersi contrasti e contraddizioni. Nonostante la maggior parte della platea fosse contraria all’opera sono venute fuori anche delle voci a favore che hanno tentato di giustificare dei probabili guadagni dai lavori in questione. Gli animi molto accesi all’interno della comunità hanno evidenziato uno dei problemi centrali in questa faccenda: di chi è il territorio? Quanto contano gli interessi privati se in gioco c’è la compromissione di un patrimonio collettivo?

Indubbiamente una peculiarità del Montiferru è la sua recente storia: il tragico incendio del 2021 è stato un elemento centrale in tutto il dibattito ed è evidente che della rabbia cova sotto la brace. Le stesse istituzioni statali che non hanno mosso un dito dopo l’incendio ora appoggiano le multinazionali dell’energia, a discapito di chi vive i territori che diventa, come ha detto bene qualcuno, “uno scemo in balia dello Stato”.

Allo stesso tempo, proprio perché le Istituzioni con la I maiuscola fanno il loro sporco mestiere, non bisogna aspettarsi che un blocco dei progetti arriverà dai piani alti, anche se l’assessora si è’ fondamentalmente espressa negativamente sui due progetti in questione, riconoscendone la scarsissima adattabilità a livello territoriale, paesaggistico e di sviluppo del settore turistico. Ci sembra che sulla vicenda della transizione energetica – perlomeno qui in Sardegna – le istituzioni regionali si lavino le man responsabilizzando quelle centrali e viceversa. Non c’è da aspettarsi che la giunta Solinas – anche se tenta di mostrarsi all’altezza e dalla parte del popolo presentandosi ad un incontro di questo tipo – farà l’interesse dei sardi. Il loro servilismo lo hanno ben dimostrato in diversi settori, e anche in questo caso lisceranno il pelo in situazioni come questa ma non appena sarà ora obbediranno a Roma, Bruxelles o alle lobby dell’energia (da questo punto di vista l’assessora Pili ha annunciato che la Regione sta cercando di identificare dei siti già compromessi su cui far convergere il maggior numero di progetti di eolico possibili. Basta conoscere un po’ la Sardegna e i sardi per capire che questa e’ solo una strategia per prendere tempo).

Sembra positivo invece il lavoro che stanno svolgendo le amministrazioni locali della zona, non solo per contrarietà esposta (a chiare lettere da Santu Lussurgiu, Scano di Montiferro e Macomer) ma anche per i tentativi di coinvolgere le comunità nel dibattito.

Indubbiamente questo tipo di incontri dev’essere riprodotto e allargato, rimanendo con gli occhi attenti sui movimenti che percepiamo nei luoghi che viviamo, pronti ad affrontare anche la possibilità che i lavori incomincino anche senza tutte le carte in regola, consapevoli che solo chi vive e rispetta un luogo puo’ deciderne le sorti, le vocazioni e lo può difendere dalle mire speculatorie.