Nel sud Sardegna sono apparsi i manifesti in foto, il pretesto è lo sciopero della fame di alfredo cospito che da ormai più di sessanta giorni rifiuta il cibo per protestare contro il suo confinamento al regime di 41bis. Di fronte a questa lotta lo Stato italiano sta usando il pugno duro, rigettando ogni richiesta avanzata dagli avvocati e ogni appello o manifestazione di solidarietà arrivati dalla società civile, dai movimenti o dai suoi compagni. Non ci stupisce che lo Stato accetti che un prigioniero possa perdere la sua vita all’interno di una struttura che avrebbe tutt’altro ruolo, sono centinaia le morti la cui responsabilità è attribuibile allo Stato, rimanendo nell’ambito carcerario ci sono le decine di suicidi che ogni anno si consumano nel buio delle celle, ci sono i morti della rivolta di Marzo 2020 e tanti altri. Anche nel nostro territorio i morti dello Stato, de sa giustitzia, sono molti, troppi. Dai morti ammazzati a pallettoni durante i rallestramenti contro il banditismo (vicenda che vide l’eccesso tragico di Osposidda), alle morti sociali del lavoro, dei minatori, degli operai e via dicendo. La vicenda di Cospito ci costringe ad allargare lo sguardo, lo Stato anche in questa occasione non fa altro che rivelare se stesso. A noi il compito di non fare il loro gioco e attuare divisioni o differenze, le morti dello stato vanno combattute tutte, ognuno secondo i suoi modi e le sue sensibilità ma senza classifiche, la lotta di classe passa anche da questi approcci.

Questo il testo del manifesto:

“La conosciamo bene la giustitzia in Sardegna, nei modi di dire e in ogni angolo della nostra terra. Pattuglie nei quartieri, caserme in ogni paese, basi militari in ogni costa, 11 strutture carcerarie di cui 5 di massima sicurezza. Per capirci, in Sardegna è più facile trovare una prigione che un ospedale funzionante. In questi giorni, nel carcere di Sassari, si sta consumando l’ennesima ingiustizia. Dal 20 ottobre Alfredo Cospito è in sciopero della fame. Chiede di essere spostato dalla sezione 41-bis. Lo Stato italiano ha deciso di non concedergli nulla e lui è determinato a continuare la sua lotta fino alla morte.”