riceviamo e pubblichiamo:

È una questione di sensibilità. Se ci siamo trovate in aula Capitini, è perché sta cosa ci ha colpito e la sentiamo tutta nella portata che è stata e in quella che sarebbe potuta essere. Lo abbiamo percepito nel profondo silenzio straziante dei primi minuti del crollo. Lo sentiamo ancora ed è un bruciore che cresce tra noi, noi che siamo studentesse e professioniste, che l’università la frequentano e l’hanno frequentato. Siamo consapevoli che se l’orologio avesse segnato le 7 e non le 21.45 sarebbe stata una strage di professori, tutor, ricercatori, dottorandi, professionisti delle pulizie e vigili in appalto, genitori, parenti e amici. Non solo studenti. Non riguarda solo chi frequenta la facoltà di lingue, non riguarda chi ricopre ruoli di rappresentanza, non riguarda solo il preside di facoltà, non il rettore, capiamo che le responsabilità politiche sono di tutte le istituzioni pubbliche dagli enti regionali a quelli nazionali. La comunicazione non vogliamo sia delegata a rappresentanti e giornalisti che si sono dimostrati violenti.

L’assemblea e l’aula occupata servono a condividere le idee e i propositi per provare a svoltare e non a indagare le responsabilità di un sistema che è tutto da cambiare. Si discute del diritto allo studio quanto del diritto ad una vita decente.
Il nostro memorandum è in un cumulo di macerie e calcinaci e ferri e trame bitumate.
Siamo abituati a pensare alla precarietà nelle università, ora sappiamo che non è solo una questione di stipendi dei professionisti dell’educazione o di mancanza di strumenti. Lo sappiamo che ci sono tagli alle università da decenni. Ora abbiamo la certezza che riguarda tutti.

Chi è studente ieri pensava di poter avere grandi numeri di solidali, perché si sa che la favola della buona scuola non esiste ma la cosa sta già cambiando. Si muore da minorenni in alternanza scuola lavoro, si può morire sui banchi dell’università pagando rette e affitti altissimi rispetto ai nostri stipendi o sussidi.

Martedì 18 Ottobre la precarietà della struttura non era solo nelle fessurazioni delle travi dell’ex padiglione di geologia.
Le fessurazioni si intravedono e crescono e si rendono visibili a suon dei sacrifici per poter studiare.
Sappiamo che stiamo pagando per un servizio che non ci è dato ma che ora riconosciamo come dovuto.

La legge di Hooke in meccanica dei materiali descrive come un corpo elastico si comporta quando subisce una deformazione direttamente proporzionale allo sforzo a esso applicato.
La costante di proporzionalità dipende dalla natura del materiale stesso.

Per ora la questione non è quanto possiamo fletterci per abitudine, ma provare a capire quando arriverà il punto di rottura strutturale che inneschi un nuovo stato di fatto.