Stamattina sul litorale gonnesino, precisamente a Plage mesu, sotto un cielo plumbeo si aggiravano almeno due decine di militari dell’esercito italiano. Vari mezzi erano parcheggiati all’interno del terreno del vecchio campeggio ormai completamente abbandonato. Cosa stesero facendo di preciso non è dato saperlo. Sappiamo che in questo periodo, come ogni anno, è in corso l’esercitazione Mare aperto, ma cosa li abbia portati in una zona priva di vincoli o servitù militari, ad ora è un mistero.

Oltre a questo ci sembra piuttosto grave l’insaziabile tendenza dei militari ad occupare con i loro sporchi giochi di guerra porzioni di territorio sempre più vaste. Non è la prima volta che senza particolari preavvisi incontriamo militari in luoghi ben lontani dalle loro caserme, e teoricamente ad uso civile, non certo militare. Ricordiamo ad esempio le esercitazioni sul monte Ortobene a Nuoro, o quelle più recenti a Capoterra.

Evidentemente le autorità militari non riescono a farsi bastare i 23.000 kmq sottoponibili a servitù militare dei mari e dei territori sardi, ed ogni anno aumentano le loro mire espansionistiche, occupando nuovi pezzi di territorio. Il sapore di questi fatti non può che essere quello della beffa, non solo siamo il territorio più militarizzato dello stato, ma dobbiamo anche subire ulteriori allargamenti da parte dei signorotti in mimetica. E’ ora di dire basta, che l’insofferenza si trasformi in rabbia e che i territori invece che vederceli sottrarre iniziamo a riprenderceli.

Ripartiamo dal corteo del 22 maggio, ritroviamoci in tanti e tante a lottare per liberare la nostra isola dal fardello militare, ognuno con le sue pratiche, uniti, determinati e felici, possiamo farcela.