Alcuni articoli di oggi intitolano “L’esordio del taser a Cagliari”, è così che fa la sua entrata nella quotidianità l’arma di cui tanto si è discusso e che, a ragion veduta, tanto si teme.
Il taser è autorizzato in dotazione alle forze dell’ordine dal Gennaio 2020 quando viene inserito in un’ottica di ammodernamento dell’armamentario e munizioni delle FdO italiane, ma lo conosciamo da tempo grazie al suo utilizzo negli Stati Uniti, mentre la prima a utilizzarlo in Europa è stata la Gran Bretagna.

Dopo un periodo di sperimentazione a 6 città, partito con il governo Conte nel 2018 il suo utilizzo fu bloccato perchè pare che in alcuni casi i dardi si staccarono dal filo elettrico. In quell’occasione il Ministero della Salute fece ulteriori accertamenti, chiedendo un parere al Consiglio superiore di sanità. Quest’ultimo ha riconosciuto la pericolosità dell’arma, perché «la probabilità di un arresto cardiaco, in conseguenza dell’uso della pistola a impulsi elettrici, dipende dalla potenza dell’arma, dalla durata della scarica elettrica e dalla sua eventuale reiterazione, nonché dalla sede del bersaglio».
Dallo scorso 14 Marzo è stato distribuito in 18 città metropolitane dello Stato italiano, tra cui Cagliari. Non ci sono volute nemmeno due settimane che già ne sentiamo parlare, viene riportato il suo uso da alcuni quotidiani locali, per bloccare un uomo nigeriano che cercava di scappare in auto. Quando il malcapitato ha cercato di fuggire dall’auto, dopo che la polizia ha rotto i vetri, è stato bloccato dalla scossa.

Il taser in questione è del tipo Tx2 prodotto dall’azienda Axon Public Safety Germany, ex Taser International (l’unica azienda che rifornisce le FdO italiane). L’azienda decise di cambiare nome dopo che furono aperte varie cause contro di essa, perchè i taser venissero giudicati “arma letale”. Infatti tutt’ora è ritenuta non letale dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza, nonostante Amnesty International riporti che dal 2001 negli Stati Uniti abbia causato almeno 800 morti e anche l’Onu l’abbia definito uno strumento di tortura. L’effetto è una scossa elettrica che lascia lucidi ma paralizza i muscoli, si è riscontrato il rischio di complicanze cardiache, fino ad arrivare all’arresto cardiaco in soggetti a rischio, interferenza con la respirazione.
L’Associazione Antigone si è pubblicamente opposta al suo utilizzo sottolineando come venga utilizzato maggiormente in sostituzione del manganello e non della pistola.

Queste informazioni valgono solo per conoscenza personale dato che il problema è che d’ora in poi dovremo fare i conti nelle nostre strade con la polizia armata e che muore dalla voglia di usare il nuovo taser.
Non ci vuole troppo a immaginare quanto saranno contenti di provarlo in ogni situazione in cui riescano vagamente a giustificarlo, ci sono da immaginare gli ambiti, resta da capire se avranno via libera sempre o no. Diventerà prassi nelle piazze, ai cortei, durante possibili scontri? Sarà utilizzato solo in casi di semplice delinquenza?
Negli Stati Uniti viene sempre più denunciato il suo uso, spesso con l’invio di numerose scariche elettriche, con conseguenze di serio pericolo per la vita, in ogni caso non stupisce che venga utilizzato prevalentemente contro la popolazione afro-americana e latina, anche in questo è osservabile il razzismo istituzionale. Quindi non sarà forzato immaginare quanto, anche in Italia, possa essere esteso il suo utilizzo verso una parte di indesiderabili, visto il trattamento riservato dalle forze dell’ordine e i politici nostrani agli immigrati. Probabilmente saranno loro i primi ad assaggiare gli effetti dell’arma, proprio come oggi a Cagliari.

La dotazione del taser è solo un’ulteriore tassello per una militarizzazione senza precedenti della società che va dal riempire i quartieri di commissariati e caserme, al trovare posti di blocco in ogni angolo. Sarebbe riduttivo però far apparire la questione del taser come solamente un problema particolare che possa risolversi con appelli alle istituzioni o riformando le FdO. Questo si inserisce alla perfezione alla città a misura di regolamento urbano che, ricordiamo, a Cagliari non fa che peggiorare con la giunta Truzzu, sulle orme della precedente.
La militarizzazione della città avviene molto più spesso con il beneplacito della sinistra benpensante che vuole una città “sicura”, una città da consumare come un oggetto accessibile solo alla borghesia. Questo tipo di città non esisterebbe se la sopracitata borghesia cittadina non temesse tanto la delinquenza che mette in pericolo la loro proprietà e ai loro occhi si incarna nel povero o nell’immigrato.
E’ rischioso fare un ragionamento sulla militarizzazione della città e sulle politiche di decoro cittadine concentrandosi solamente sulle responsabilità della giunta Truzzu, semplificando delle problematiche della città che non vengono messe in discussione da nessun partito. Accusare ora Truzzu è molto comodo, per alcuni appartenti all’opposizione in Comune, dato quanto è diventato impopolare il suo Regolamento Urbano e altre sue politiche. Questo non ci deve far dimenticare le responsabilità del centro sinistra cagliaritano.

Per fare un esempio recente, non era la sinistra bene di Cagliari a chiedere a gran voce sui giornali più polizia per difendere le donne dalle aggressioni? Non era la stessa che chiedeva più telecamere in Marina circa sei o sette anni fa perchè c’erano troppi immigrati? Non fu il sindaco Zedda a sgomberare piazza Matteotti da tutte le persone che ci dormivano o a togliere il wifi da piazza del Carmine per evitare i bivacchi?
Dovremmo fare un sospiro di sollievo allora, perchè grazie alle loro richieste le donne saranno più sicure di camminare nei quartieri popolari di Cagliari, che per essere migliori possono solo riempirsi di carabinieri e polizia e finalmente hanno anche il taser.

Pång ràss