Pubblichiamo un articolo sulla giornata del 19 dicembre dal sito La Bottega dei Barbieri.

Domenica 19 dicembre, ancora una manifestazione contro le servitù militari in Sardegna

Sant’Antonio di Santadi è un agglomerato di poche case attorno ad una chiesetta piuttosto bruttina, però meta di una festa antica e grandiosa, con una processione che parte da Arbus, Comune  di cui il piccolo centro è frazione. e che cammina un intera giornata per circa 38 km, quasi una maratona, seguendo a piedi il cocchio trainato dai buoi.

La chiesa si fa notare anche perché, singolarmente, dà le spalle allo slargo/piazzetta che rappresenta il cuore del piccolo centro.

Le origini della bizzarria stanno probabilmente nel fatto che la chiesetta (che sembra il silos di uno di quelli agglomerati sorti con le bonifiche del 900, e le “libertà” offerte dall’arrivo del cemento armato) è stata costruita nel sito della cappella/chiesetta originaria di fine Seicento (decisamente più bella, come testimoniano alcune foto storiche), costruzione che rivolgeva la facciata verso il mare, dove si dice fosse stata ripescata la statuina di Sant’Antonio da Padova che ha dato origine al culto.

Sant’Antonio di Santadi (siamo in Sardegna, nell’Oristanese) oggi è conosciuta anche perché a poche centinaia di metri dalla chiesetta si trova l’accesso all’area del Poligono militare di Capo Frasca[i], utilizzato da oltre 60 anni dall’Esercito Italiano e dalla NATO, poligono strettamente collegato alla base aerea di Decimomannu.

L’area a mare di Capo Frasca è interdetta alla pesca per lunghi periodi dell’anno,[ii] durante le esercitazioni che spesso sforano gli stessi tempi programmati[iii], oltre che alla balneazione e alla fruizione dei vari siti archeologici compresi nell’area occupata dai militari.

Per questi motivi la località è diventata uno dei simboli delle servitù militari in Sardegna, e di conseguenza una delle mete dei movimenti antimilitaristi, non solo sardi (obiettivi sarebbe più corretto piuttosto che mete, ma suona strano parlando di un poligono da contestare).

Nel 2014 vi si svolse una delle più grosse manifestazioni contro le basi in Sardegna, con incursione dei manifestanti nell’area del poligono dopo il taglio di alcuni metri della rete di recinzione.

Proprio da quei fatti vengono fatte iniziare le imputazioni a base dell’Operazione Lince[iv], ed è stata “l’assemblea di indagate/i e solidali dell’Operazione Lince” a promuovere l’ultima manifestazione antibasi dei movimenti antimilitaristi sardi, domenica scorsa, 19 dicembre, proprio a Capo Frasca.[v] Manifestazione che segue di poco più di mese quella del 1° novembre a Teulada.

La manifestazione di domenica 19 ha visto la presenza di alcune centinaia di militanti arrivati da varie parti dell’Isola (mille in marcia, scrive nell’edizione cartacea di lunedì 20 il corrispondente dell’Unione Sarda presente a Sant’Antonio). La manifestazione era iniziata con un presidio installato alcune ore prima nei pressi dell’ingresso al Poligono da una decina di antimilitaristi. Il gruppo è stato poi tagliato fuori dal grosso dei manifestanti da uno schieramento di forze antisommossa che ha chiuso gli accessi alla strada sterrata che porta alla base, il tutto accompagnato da un apparato militare a difesa della base sproporzionato, comprensivo di idranti, elicottero e ambulanza. La motivazione del divieto d’accesso alla strada inizialmente concessa ha raggiunto aspetti grotteschi quando è stata attribuita ad un qui pro quo generato dalla presunta errata indicazione del punto di presidio e percorso del corteo. Errore in realtà compiuto dal signor Google Maps che trasforma un tratto di Via Mare Ionio in Via Mare Lonio… quando si dice arrampicarsi sugli specchi).

Dopo ore di trattative e di fronteggiamento fra polizia e corteo, quest’ultimo ha deciso di trovarsi una via alternativa di accesso alla zona “off milits”, riuscendo ad arrivarci da un altro lato, attraversando i terreni acquitrinosi attorno alla base (che confina con lo Stagno di Marceddì), tagliando alcuni metri di rete e irrompendo in massa nell’area del poligono, con la tardiva e blanda reazione delle forze di polizia, che comunque hanno sparato alcuni candelotti lacrimogeni ad altezza d’uomo (e donna).

La manifestazione ha ottenuto lo scopo, seppur simbolico, di dimostrare che non ci sono limiti invalicabili; che le tronchesi che tagliano le reti, diventate il simbolo più noto del movimento antibasi, restano uno strumento necessario ed efficace, che si può e si deve provarci.

La manifestazione, come spiegato nel comunicato di convocazione, era legata sia alle prossime scadenze del processo Operazione Lince (la cui udienza è stata rinviata al 31 marzo prossimo presso il Tribunale di Cagliari), sia ai progetti sulle nuove funzioni previste per la base di Decimomannu, che sembrava fosse in via smantellamento e invece ospiterà “l’INTERNATIONAL FLIGHT TRAINING SCHOOL, progetto promosso da Leonardo, l’aeronautica italiana, giapponese, tedesca e del Qatar, con sede logistica nell’aeroporto militare del Cagliaritano e sede operativa nel poligono Oristanese (Capo Frasca).”

Il movimento antimilitarista sardo, al cui interno si ritrovano varie anime dei gruppi antagonisti e identitari sardi, da tempo sta rafforzando i legami con realtà antagoniste, pacifiste e anti repressione fuori dall’Isola. Domenica scorsa a Capo Frasca erano presenti anche rappresentanze e militanti venuti dal Continente, da Roma sino al Friuli.Il movimento delle “Madri contro la repressione”, inoltre, opera in costante e assidua sintonia con realtà simili, dalla Val Susa, a Roma, alla Sicilia. Questo, anche al di là dei risultati che possano ottenersi a breve termine, è comunque già di per se un buon segnale.

Nella Piazza della Chiesa di Sant’Antonio di Santadi (anzi nella Via Mare Mediterraneo, come denominato lo spazio sul retro della chiesa, l’unico dei quattro lati non ufficialmente piazza nonostante sia quello che più lo sembra) è stato sistemato un albero di Natale, con i suoi addobbi e le sue palle colorate. Il nostro augurio natalizio per Sant’Antonio di Santadi, Arbus e la Sardegna tutta, è che i militari possano presto levarsi dalle palle, anche da quelle festose di quest’albero.

LINK VARI:

https://www.unionesarda.it/news-sardegna/medio-campidano/capo-frasca-antimilitaristi-nella-zona-del-poligono-tensione-con-la-polizia-q5bbdkcx

Corrispondenza per Radio Onda Rossa https://www.ondarossa.info/tag/capo-frasca

Video sulle esercitazioni “Difesa, impressionante serie di fuoco e dispiegamento di forze a Capo Frasca” su YouTube: https://youtu.be/1bGHNn9NTMQ

NOTE

[i] https://it.wikipedia.org/wiki/Poligono_di_Capo_Frasca   https://www.labottegadelbarbieri.org/sardegna-linvasione-militare-e-chi-si-oppone/

[ii] https://www.linkoristano.it/2021/10/21/altri-19-giorni-di-esercitazioni-poligono-capo-frasca-scattano-i-divieti/

[iii] https://aforas.noblogs.org/post/2019/10/22/capo-frasca-esercitazioni-fuori-controllo-e-senza-preavviso/

[iv] https://www.labottegadelbarbieri.org/madri-contro-loperazione-lince-un-appello/

https://www.labottegadelbarbieri.org/operazione-lince-opporsi-alle-servitu-militari-e-reato/

[v] A FORAS ADERISCE ALLA MANIFESTAZIONE CONTRO L’OCCUPAZIONE MILITARE DEL 19 DICEMBRE A CAPOFRASCA.

PER LA LIBERTA’ DI MANIFESTARE E CONTRO I NUOVI PROGETTI DEL MINISTERO DELLA GUERRA. NO ALLA REPRESSIONE

L’assemblea di indagate/i e solidali dell’Operazione Lince ha promosso una manifestazione in risposta alle gravi accuse che la procura di Cagliari ha mosso verso il movimento, che da anni lotta contro le basi e l’occupazione militare della Sardegna.

Persone di varie provenienze, estrazioni e generazioni tra cui divers* militanti del nostro movimento si trovano sotto accusa per aver organizzato e partecipato alle lotte degli ultimi 6 anni, che hanno toccato tutti gli angoli dell’isola e hanno permesso a migliaia di persone di potersi esprimere contro un’occupazione ingiusta e dannosa che da ormai 70 anni lede il diritto di sardi e sarde di poter riprendere possesso di larghe parti del proprio territorio espropriate con la forza.

Soffocare il dissenso è stata l’unica possibilità per una procura che ha visto bloccate esercitazioni internazionali, ha dovuto difendere le stellette dalle contestazioni nei contesti scolastici, universitari e cerimoniali o deviare l’attenzione mediatica e politica che sui militari in terra sarda si è fatta sempre più pressante.

AGIRE SUBITO CONTRO L’INTERNATIONAL FLIGHT TRAINING SCHOOL

Dopo il 1° novembre a Teulada ci teniamo particolarmente e calpestare il terreno dei poligoni. Sono oramai tre mesi che il fuoco dei cannoni continua imperterrito mattina e sera. Abbiamo ospitato eserciti, marine e aeronautiche da tutto il mondo, sono in corso esperimenti e test che permetteranno alle industrie belliche multinazionali di vendere armi testate sulle nostre spalle e la nostra salute.

Fino all’anno scorso l’aeroporto militare di Decimomannu era in odore di chiusura di seguito alla dipartita della LuftWaffe, cosa che avrebbe avuto conseguenze catastrofiche anche per la base di Capo Frasca. Nella primavera del 2022 invece entrerà in funzione l’INTERNATIONAL FLIGHT TRAINING SCHOOL progetto promosso da Leonardo, l’aeronautica italiana, giapponese, tedesca e del Qatar con sede logistica nell’aeroporto militare del Cagliaritano e sede operativa nel poligono Oristanese. Non si tratta nient’altro di mantenere in vita un impianto logistico moribondo che Italia e Germania si sono rimpallate aspettando acquirenti che potessero continuare a immettere denaro, esternalizzando i costi di gestione. I protagonisti di questa joint venture militare sono la multinazionale bellica Leonardo, che riceve fondi pubblici dal Ministero dello sviluppo economico e dal Ministero della difesa, e il Qatar, già attivo nella gestione di alcuni Hub militari de La Maddalena e interessata a diventare protagonista degli scenari geopolici Mediterranei e del Medio Oriente.

Questo nuovo tentativo di estrarre plusvalore dalla Sardegna a spese dei sardi e delle sarde non fa altro che aumentare il numero degli attori che speculeranno nell’isola e agiranno in barba all’ambiente e alla salute della popolazione. Gli agricoltori vicino all’aeroporto da anni protestano contro lo sversamento carburanti dei velivoli militari che avvelenano i campi, su Capo Frasca si rivolge l’attenzione delle commissioni d’inchiesta parlamentari che parlano di 23 morti tra lavoratori civili e militari del poligono dal 1990 al 2010 a causa delle falde inquinate e della bonifica senza protezioni dei terreni bombardati.

Il 19 dicembre è la prima tappa di una lotta che dovremmo condurre da Decimo a Capo Frasca per tutto il 2022 per evitare l’installazione dell’ennesimo progetto speculativo in terra sarda.

L’appuntamento è fissato il 19 dicembre presso la chiesa di Sant’Antonio di Santadi alle 11, nei prossimi giorni dai canali dell’assemblea imputat* e solidali saranno pubblicati i numeri per prenotare i bus, il percorso della manifestazione e le info per prepararsi al meglio alla giornata di lotta.

LA TERRA CI APPARTIENE E IL TERRORISMO NO!

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A FORAS CONTRA S ‘OCUPATZIONE MILITARE DE SA SARDIGNA

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