Questo testo raccoglie qualche spunto di riflessione di due partecipanti alla prima assemblea pubblica contro il Green Pass, sicuramente non bastano a definire in modo specifico quale sia la realtà cagliaritana di queste proteste, ma essendoci una partecipazione molto variegata è sembrato interessante porre alcune questioni che torneranno negli incontri a venire.

Martedì 30 novembre abbiamo chiamato per la prima volta un’assemblea pubblica contro il Green Pass, dopo esserci visti con alcune persone interessate, nonché compagni, abbiamo deciso fosse necessario provare subito a parlare con chi da parecchi mesi si incontra il sabato in un presidio nei pressi di una piazza del centro cagliaritano.
Sapevamo che quei pomeriggi sono organizzati da gruppi con argomenti e scopi poco chiari e spesso contradditori per cui abbiamo deciso di volantinare un nostro testo con annessa chiamata ai partecipanti, evitando di passare e interpellare questi gruppi, per capire anche le tensioni e la voglia dei partecipanti a queste piazze di fare qualcos’altro rispetto al solito presidio statico.
I giorni prima dell’assemblea qualcuno di noi è andato anche a fare dei volantinaggi nei pressi della stazione di Cagliari dove è stato adibito un punto tamponi gratuiti della Croce Rossa frequentato per ovvie ragioni da quei lavoratori che ancora resistono al vaccino e sono contro il Green Pass.

L’ assemblea è stata molto partecipata, con una quarantina di persone, poche legate alla sinistra extraistituzionale e nessuno che milita esplicitamente in partiti.
Ci sono alcune considerazioni da fare che potrebbero essere interessanti per il futuro, tra queste il nostro ritardo in quanto compagni e compagne nel volere approcciarci a queste proteste, almeno come tentativo, per capire sino a quanto queste persone vogliono opporsi e con quali metodi. Nonostante la nostra poca presenza precedente in queste piazze, non siamo stati accolti per nulla con diffidenza, ma anzi c’era una piacevole sorpresa che sia stata chiamata un’ assemblea generale per discutere sul da farsi in maniera concreta, cosa che sino a quel momento nessuno aveva fatto.
Questo metodo organizzativo, eterodiretto e molto accentrato delle associazioni citate prima, è stato sostenuto anche dalla mancanza di compagni che faccia virare queste modalità: fino a martedì non si era mai deciso tutti insieme ma si aderiva alla chiamata.
L’ assemblea in alcuni momenti è stata confusionaria ma quasi tutti si sono espressi sui più svariati temi, pare ovvio che i presidi del sabato pomeriggio non bastano a molti. C’era tanta voglia di sfogarsi, tra chi rischia di perdere il lavoro e chi già l’ha perso, chi parlava di comunità parallele di mutuo soccorso, chi di vaccini e quant’altro.
Abbiamo cercato durante l’ assemblea di concentrarci solo o quasi sul problema del Green Pass, troppo spesso la discussione si focalizzava sulla questione vaccinale, non volendo analizzare tutti i problemi portati dal Green Pass, forse anche perché le associazioni promotrici delle manifestazioni raramente toccavano quest’ultimo argomento.
Ala fine l’ unica cosa su cui si è deciso quasi unanimemente è quella di rivedersi in Piazza Garibaldi, piazza che come già detto è quella che ha ospitato i presidi negli ultimi mesi. È stato posto il problema dell’autorizzazione, visto che con i nuovi decreti nelle piazze centrali delle città non ci si potrà più incontrarsi per manifestare (Cagliari era rimasta, forse, una delle ultime città, attraverso deroghe, dove ancora ci si poteva vedere, fino a sabato scorso), ma quasi tutti non ci hanno fatto troppo caso, come se ormai quella piazza fosse scontato che ci sia. Era importante sondare gli animi sul dove rincontrarsi per continuare a manifestare pur non avendo nessuna autorizzazione, e serviva capire quanto si era convinti e determinati nel volersi tenere la piazza nonostante il divieto.
A tal proposito sono arrivate molte proposte positive nel continuare a stare in centro, non solamente per una questione di visibilità, ma anche di disturbo. Infatti in molti, e questo stupisce visto la composizione prevalentemente di classe media, hanno proposto di bloccare il traffico in diversi modi, bloccare il pullman o fare azioni di disturbo di vario tipo e anche contro il Super Green Pass.

Rimane però di fondo una contraddizione centrale: quella di chi è disposto a perdere il lavoro, ma molto spesso ha paura di superare il limite della legalità, con metodi in realtà molto banali.
Ci sono state anche alcune proposte di far prendere in carico la protesta a qualche partito o di invitare a parlare qualche personaggio televisivo di spicco, come se potesse essere l’ unico salto di qualità della protesta. Come abbiamo già fatto notare, viene delegata quasi totalmente la gestione e l’organizzazione della protesta a queste associazioni, che hanno ottenuto una certa visibilità solamente perchè ogni sabato sono presenti. Questo è sicuramente un punto a nostro vantaggio che ci permette di inserirci in una situazione senza, per ora, essere additati come gruppo ben definito, con i pregiudizi che spesso ci precedono.
L’ultimo problema, che potrà essere sciolto solo sabato (4 dicembre), sarà in quale maniera queste associazioni, che non vogliono protestare senza autorizzazione, si rapporteranno con Digos e Polizia e con il resto della gente scese in piazza ugualmente. Sarà da vedere cosa decideranno le persone, se seguire ciò che si è deciso in assemblea, oppure se farsi intimorire. Potrebbe essere un segnale interessante, non solo riguardo alla partecipazione a questo tentativo di invertire una rotta uguale da mesi, ma anche nel comprendere quanto si è disposti a mettersi in gioco oltre un dissenso simbolico.

Luk e C