Proprio in questi giorni, in particolare dal 29 Novembre al 3 Dicembre, va in scena in Sardegna l’esercitazione “Bentu Estu 2021”.

Nello stabilimento Versalis di Porto Torres, in quello dell’Ultragas tra Oristano e Santa Giusta, nei boschi dell’Ortobene a Nuoro, nello stabilimento Sarlux (proprietà Saras) e nella limitrofa zona di Capoterra (Cagliari), l’Esercito, affiancato da Protezione Civile, Vigili del Fuoco e altri enti che si mobilitano in caso di emergenza, simuleranno l’intervento in situazioni di calamità naturale, con particolare attenzione a situazioni pericolose nei pressi di centri industriali. A Sarroch, per esempio, il 2 Dicembre verrà simulato un incidente con l’incendio di un serbatoio provocato da un fulmine all’interno dello stabilimento Sarlux, contemporaneamente altri mezzi si eserciteranno per far fronte ad una situazione di alluvione a Capoterra. Come ha dichiarato il generale dell’esercito Francesco Olla, sarà l’occasione in cui i mezzi che di solito vengono utilizzati nel poligono di Teulada possono contribuire a far fronte a casi di disastri ambientali, sempre più frequenti in Sardegna, dagli incendi alle alluvioni. Sempre secondo le parole del generale: «per intervenire prima servono comunicazioni più efficienti, coordinamento e capacità di lavorare insieme», infatti, per far fronte al problema che spesso durante questi avvenimenti i ripetitori vengono danneggiati dalle intemperie, l’Esercito ha chiesto una mano ad un centro di ricerca, il Crs4, che ha fornito un sistema di comunicazione chiamato “eLTe”, un prototipo di sistema 5G portatile che fornisce segnale e permette la comunicazione tra gli operatori coinvolti.

Questo è ciò a cui assisteremo a due passi da casa nostra, nelle vie dei paesi e nei monti limitrofi, in un operazione che vede la partecipazione di 778 persone e 231 mezzi, tra cui elicotteri e droni.

Tra esercitazioni fuori dai poligoni e tecnologie sempre più all’avanguardia i militari si stanno facendo sempre più ingombranti ed invadenti, sia quantitativamente, trovando buoni complici in Protezione Civile e corpi simili, sia qualitativamente, dotandosi di strumenti sempre più sofisticati, studiati ed elaborati nei centri di ricerca e negli atenei dell’isola, primo tra tutti quello di Cagliari.

Questa operazione di pulizia e “riciclo” dei soldati è continua e meschina: farsi vedere come i “buoni”, come quelli che aiutano nel bisogno e senza i quali non si possono affrontare le calamità naturali serve da una parte a confermare una dipendenza – quella dallo Stato – dall’altra a cercare di legittimare una presenza opprimente. Non possiamo però dimenticarci quali sono le vere funzioni di quei carri militari: non sarà il fango spalato per un giorno a cancellare una quotidianità di massacri, bombe e torture.

E intanto, mentre ci si esercita per affrontare disastri ambientali – che non sono altro che segnali di una natura che soffre e muta – non vengono mai messe in discussione le cause strutturali di quei disastri. Esercitarsi per essere pronti se un giorno un fulmine dovesse colpire la Sarlux senza dire quanto le industrie pesanti incidono sul cambiamento climatico in corso è una questione di ipocrita propaganda di Stato.

Sappiamo benissimo che l’unico modo per invertire la rotta è farla finita con un certo tipo di modello socio economico.

Biccalinna