Arriva, dopo 2 anni di estenuante attesa, il rigetto della richiesta di sorveglianza speciale per 5 compagni/e imputati/e nel processo alle antimilitariste e agli antimilitaristi a seguito dell’operazione Lince, richiesta fatta nel 2019 dal PM Guido Pani. Se questa notizia non può che rappresentare un’enorme gioia per tutte e tutti coloro che sono complici e solidali, non possiamo esimerci dal riflettere su ciò che ci attende.

Il 6 dicembre ci sarà la prima udienza per 39 persone davanti alla corte d’assise, il colpo sferrato dalla repressione con l’Operazione Lince è stato fortissimo, ma non abbastanza da mettere un freno alla nostra determinazione. L’occupazione militare rappresenta tutt’ora una delle più evidenti forme di sfruttamento e asservimento della Sardegna, e se questa è ancora attuale, rimangono attuali anche le pratiche di azione contro di essa. Riteniamo che il modo migliore per esprimere solidarietà a chi viene attaccato dalla repressione sia quello di rilanciare quella lotta adesso e far sì che “la repressione non fermerà le lotte” non rimanga solo una bella frase sui muri.

Affermiamo con decisione che le nostre compagne e i nostri compagni non sono soli e che vogliamo fortemente continuare a lottare per la terra in cui viviamo contro l’occupazione militare e contro tutte le forme di sfruttamento che subisce. Rifiutiamo, inoltre, la lettura dei tribunali per la quale tra noi esistono i buoni e i cattivi. L’occupazione militare non è un’opinione, è un fatto, e i tanti modi in cui viene contrastata sono tutti oggetto di solidarietà indiscussa da parte nostra. Il primo novembre eravamo a Teulada, tutte e tutti insieme, di nuovo a tagliare le reti e invadere il poligono. La lotta contro l’occupazione militare non è mai finita, e se negli ultimi anni abbiamo stretto i denti e ci siamo dedicati alla costruzione di nuovi discorsi, ora è il momento di agire.

Ci vediamo il 19 dicembre a Capo Frasca.

Sardinnia Aresti