Non era nell’aria, e invece un po’ all’improvviso, un po’ all’ultimo, è arrivata la chiamata per una giornata fuori dal poligono di Teulada per il 2 Giugno. A’Foras, Sardegna Palestina, Madri contro l’operazione Lince e il Cagliari Social forum hanno lanciato questa giornata la cui risposta in termini numerici e di umore è la prima considerazione positiva da fare.

Qualche centinaio di persone – forse si arriva a 300 – ha raggiunto durante l’intera giornata il parcheggio di Porto pino, sferzato da un fresco e intenso vento primaverile che ha allontanato i bagnanti ma ci ha permesso di non morire di caldo.

Allestito un presidio, la giornata si è poi caratterizzata per il classico carosello di interventi sulle varie tematiche, con la doverosa aggiunta della questione palestinese di cui in queste ultime settimane si è scritto l’ennesimo drammatico capitolo.

Nonostante il taglio degli interventi non fosse esattamente esaltante, e il momento più caldo della giornata stesse sopraggiungendo, le persone accorse per l’iniziativa non si sono disperse, hanno pazientemente aspettato che qualcuno passasse dalle analisi alle proposte, e così quando questo è accaduto senza troppi indugi né ripensamenti ci si è velocemente incamminati verso il poligono, passando dalla spiaggia.

L’alternativa sarebbe potuta essere la provinciale verso Sant’Anna Arresi, ma si temeva un blocco delle numerosissime forze dell’ordine presenti in zona.

La passeggiatona sulla spiaggia si è rivelata alla fine una scelta azzeccata e se anche il vento non fosse proprio piacevole nel giro di un’oretta il corteo è giunto all’interno della zona militare, sotto l’occhio vigile di un numeroso drappello di sbirri e militari che dovevano aver precedentemente convenuto sul fatto che intervenire non sarebbe stata una buona idea.

Il corteo così – seppur in modo assolutamente simbolico – ha fatto un ingresso di massa all’interno del territorio militare (che è sempre cosa buona e giusta), i cartelli che lo delimitavano sono magicamente scomparsi e in tantissimi hanno visto per la prima volta con i loro occhi la bellezza delle dune di Porto Pino sottratte dai militare ormai 70 anni fa a tutti quanti noi.

Senza tergiversare troppo il corteo è tornato indietro e lentamente la giornata è finita.

Dentro il corteo sulla via del ritorno, la domanda più ricorrente era: sarà possibile far ripartire le lotte contro le basi da una giornata come questa? La risposta a nostro modesto modo di vedere è assolutamente si, ma come sempre a determinate condizioni.

E’ ovvio che non si può pensare che basti una passeggiata in spiaggia a risollevare le prospettive di una lotta che si oppone ai peggiori eserciti della terra e a un’occupazione ormai quasi secolare.

Però è anche vero che a una chiamata fatta in fretta e furia hanno risposto tante persone, di cui molte nuove, giovani di età, esperienza o entrambe.

Ed è altrettanto vero che la stagione di lotte 2014 – 2017 arrivò per certi versi inaspettatamente, e per più di un anno ha vissuto del dinamismo propositivo di realtà piccole ma determinate, che centimetro dopo centimetro hanno saputo costruire l’analisi e la prassi per mettere poi seriamente in difficoltà i nostri nemici in mimetica.

Sapendo quindi fare le dovute proporzioni – prendendo ciò che di buono quell’esperienza ci ha lasciato e scartando gli errori già commessi – pensiamo che sia proprio da quello stesso binomio che si debba ripartire, analizzare il presente e parallelamente riprendere con pratiche che sappiano coinvolgere e allo stesso tempo incidere nella realtà. A oggi forse manca una proposta chiara su come riprendere il percorso interrotto, una proposta che unisca le varie pratiche e sappia essere ispirazione per contributi vicini e lontani, da una giornata come il 2 Giugno speriamo nasca lo stimolo per trovare le energie per fare anche questo.

Se cinque anni fa fu il binomio “blocco delle esercitazioni e taglio delle reti” a svolgere questo “lavoro”, ottenendo risultati fino a qualche mese prima inimmaginabili, ora bisogna affiancare a queste due certezze delle idee nuove, perché la controparte è scaltra e ci prende in fretta le misure rendendoci facilmente inefficaci.

L’attività militare svolta in Sardegna è talmente vasta e complessa che offre infiniti angoli di attacco, e per quanto i militari si siano attrezzati in ogni modo per difendersi lasciano sempre angoli scoperti, dove con determinazione dovremo far leva con le nostre idee e pratiche.

Una delle maggiori debolezze dell’apparato militare sardo, svelata dalle lotte degli anni scorsi, è la necessità di un clima tranquillo intorno all’attività addestrativa, rompere questo clima ovattato e renderlo ostile è possibile in tantissimi modi differenti.

Riaprire il mare di contraddizione che l’occupazione militare genera ogni giorno, riportarle nei bar, in spiaggia, nelle scuole, al lavoro è una delle nostre migliori armi, ognuno a modo suo.

Se troveremo la determinazione per far questo possiamo star sicuri che vedremo presto i risultati, come quando nel giugno 2015 l’aviazione tedesca rinunciò a un’importante esercitazione a Decimomannu “perché non sussistevano più i presupposti di necessaria tranquillità per svolgere l’attività addestrativa”, i tedeschi si lamentarono pubblicamente del clima ostile creato intorno alla loro presenza a Decimo.

Concludiamo con un altro aspetto positivo, la forza del movimento antimilitarista/contro l’occupazione militare della Sardegna è stata ed è la sua eterogeneità, vissuta a volte con difficoltà ma nella ricerca continua di tanti modi per stare insieme e per combattere il comune nemico. Questa caratteristica va assolutamente preservata, perché un fronte unito è più forte di fronte a ogni attacco, repressivo o non, a ogni crisi e ogni difficoltà, e specialmente è più efficace nel lottare.

NESSUNA PACE PER CHI VIVE DI GUERRA

CONTRO LE BASI AZIONE DIRETTA

TANTI MODI UN’UNICA LOTTA

Maistrali