Zone gialle, arancioni e rosse, sono le divisioni in cui lo Stato ha inserito le regioni a seconda della gravità dei contagi e delle possibilità di terapie intensive. Le restrizioni fatte ad hoc a seconda delle aree sono un tentativo di arginare la pandemia evitando il lockdown nazionale come quello di Marzo scongiurando così eventuali danni economici. Il denaro prevale sulla salute direbbe qualcuno, e per ora non sembra che le istituzioni vogliano smentire questa “diceria”.

Dopo il lockdown di Marzo la formula del liberi tutti, o quasi, lanciata in estate non ha funzionato. Il turismo, apparente panacea economica, ha funzionato da vettore di contagio. In Sardegna ad esempio sono arrivati turisti già positivi e di conseguenza altri hanno lasciato l’isola contagiati anch’essi, favorendo così un effetto a catena dalle conseguenze disastrose. La calata turistica ha sicuramente fatto comodo a qualcuno ma sicuramente non alla sanità che ora si trova oberata ai limiti e sostanzialmente in una situazione simile a quella di Marzo, se non peggiore. Le Istituzioni in tutto questo che fanno? In questi giorni le pagine dei giornali danno tanto spazio alle inchieste su come la Regione sarda abbia dato il via libera alle discoteche alla faccia dei pareri, apparentemente contrari, del Comitato Tecnico Scientifico. Il problema però non sta solo nei permessi concessi o meno, ma anche negli interessi che questi provvedimenti rappresentano.

La pressione dell’imprenditoria sulla politica non è certo una novità spuntata con il Covid ma è il frutto amaro di anni di clientele e favoritismi tra politici ed imprenditori e di cui sono sempre le persone comuni a pagarne il prezzo. Dalla Lombardia alla Sardegna le imprese non hanno mascherato più di tanto la preoccupazione per i fatturati poco importa se sono salute e sanità a rimetterci. D’altronde la distruzione dell’apparato sanitario pubblico in favore del privato è un processo in atto da anni e certo i “nostri” rappresentanti non si aspettavano una pandemia a mettere in discussione l’operato loro e delle precedenti amministrazioni. Il Mater Olbia , ospedale di lusso a capitale straniero è un esempio lampante dell’idea di gestione delle strutture sanitarie : l’apertura di una struttura come questa, costata decine di milioni e cause in tribunale è andata di pari passo con lo smantellamento dei piccoli centri sanitari del Nord-Sardegna costringendo così gli utenti ad affidarsi alle costose cure private pur di evitare liste d’attesa lunghissime. Non parliamo poi di situazioni come quella ad esempio della Maddalena in cui si è costretti a volare in elicottero per le emergenze dopo la semi-dismissione del presidio ospedaliero dell’isola.

In Lombardia e Veneto i grandi imprenditori hanno pressato i loro lacchè politici per scongiurare un lockdown, in Sardegna non a caso la Saras è rimasta operativa e con gli impianti in manutenzione, momento in cui migliaia di operai si riversano per le operazioni di riparazione e ripristino. creando così una potenziale bomba sanitaria. Non a caso quando ci fu l’allarme circa un possibile contagio di alcuni operai, poi risultati negativi al Covid, le poltrone hanno tremato e gli azionisti pure.

Ora, potremmo fare mille esempi circa le inadempienze, il clientelismo ed i favoritismi dei nostri politici facendoli così rientrare in un ampio discorso sulle responsabilità.

Il buon senso e il senso di responsabilità sono stati e sono tutt’ora richiamati da tutte le parti politiche.

Mascherine, contatti, assembramenti sono solo alcuni dei termini che hanno invaso il nostro vocabolario e legati sempre ad una responsabilità individuale come possibili untori del contagio. Com’è possibile per le istituzioni smarcarsi dalle responsabilità di anni di sanità alla sfascio, di servilismo nei confronti dei grandi capitali e di inadeguatezza politica a gestire una pandemia? La risposta mi sembra sia stata palese. Spostare l’asticella della responsabilità sui privati cittadini, veicoli del virus, amanti del pericoloso jogging o delle passeggiate in montagna, cultori delle nuotate solitarie ha dato in un primo tempo i suoi frutti. La paura ha giocato un ruolo importante, non saper affrontare una fenomeno pandemico non è certo una colpa ed il terrore di causare dolore ai propri cari ha prevalso facendo sì che il buon senso prevalesse evitando contatti e abbracci, auto – isolandosi e cercando nel far fronte comune una spinta emotiva. Questo ovviamente ha avuto anche un altro rovescio della medaglia come le delazioni, incentivate dalle istituzioni, e l’attacco ai pochi inesorabili corridori o sportivi impenitenti con insulti dai balconi. Sia negli aspetti negativi che in quelli positivi quindi si può dire che la responsabilità, da parte delle persone comuni sia stata rispettata e che il buon senso sia stato assunto a valore facendo sì che la curva dei contagi scendesse, per il momento. In una ripartizione equa della responsabilità allo Stato sarebbe toccato l’arduo compito di far sì che i risultati di quel famoso buon senso dessero dei frutti o che almeno lasciassero invariati i pochi traguardi raggiunti. Evidentemente le responsabilità non sono per tutti. Le problematiche attuali: terapie intensive di poco potenziate, contagi in altalenante aumento, tamponi in ritardo, minacce di lockdown sono il frutto della mancata assunzione di responsabilità da parte dello Stato. Preoccuparsi più dei turisti e delle imprese che della salute pubblica non paga certo dal punto di vista dei contagi e sicuramente alla lunga non pagherà da un punto di vista economico. Quindi se lo Stato non adempie alle proprie competenze, anzi le disattende proprio favorendo capitali e grossi imprenditori addirittura a discapito dei cittadini, che grado di fiducia dovremmo averne?

Ora che un nuovo lockdown è all’orizzonte le istituzioni promettono ristori economici per chi è in difficoltà garantendo così una pioggia di soldi per acquietare gli animi di chi è ovviamente stanco di essere l’ultima ruota del carro delle decisioni dall’alto.

Il denaro diventa ancora una volta centrale nella bilancia di questa pandemia. Il gettito di sussidi e ristori serve solo a tamponare momentaneamente il malcontento ed il disagio economico che si creerà e non esonera le istituzioni dalle loro responsabilità reali.

In una situazione di pandemia ci siamo affidati a virologi e medici, Oms e ricercatori, ci siamo fidati delle raccomandazioni facendole nostre spingendoci a volte agli aspetti più abbietti, ma ora che la dimostrazione delle mancanze istituzionali è davanti a noi cosa faremo?

Tutto sta nella fiducia spezzata e che nei rapporti tra cittadini ed istituzioni inceppa quel meccanismo che ci hanno inculcato sin da piccoli fatto di ingranaggi quali l’obbedienza ,il rispetto delle cosiddette regole e la fiducia nei rappresentanti.

Ora serve guardare ad un orizzonte nuovo, con pratiche di autogestione costanti ed in cui non saranno due lire buttate a pioggia, per quanto possano fare comodo, a mandarle in pappa.

Il percorso è lungo e difficile specie se i bisogni immediati ci spingono a soddisfare dei diritti attraverso la delega richiedendo diritto alla salute, allo studio, alla casa o alla libertà.

Nei nostri gesti quotidiani abbiamo dimostrato che quelle piccole sacche di autogestione che ci portiamo in spalla funzionano, siano piccoli mercati o case occupate, ed in questi piccoli frangenti ci rendiamo conto che lo Stato è solo un ostacolo e non un elemento di vantaggio.

Le alte cariche istituzionali hanno dimostrato tutta la loro debolezza e inadeguatezza proprio nel momento in cui le persone hanno avuto bisogno di loro. Hanno dimostrato come le loro politiche abbiano il profitto come traguardo e non certo il benessere comune ed, ancora, hanno dato prova di come le strutture che hanno cercato di consolidare nel tempo come le privatizzazioni di esigenze primarie, la svendita ai grandi capitali e più aleatoria ma comunque importante la fiducia nello Stato, siano solo castelli di carta che ora cercano di ricostruire con denaro, controllo e polizia.

Ora resta da chiederci ,cosa faremo? Resteremo ad un banale “ciò che è stato è stato” attendendo che il politico di turno risolva qualcosa o cercheremo complicità negli occhi di chi Stato non è?

Gl